martedì 22 luglio 2014

Antonello Battista

È la nostra professione di fede, la nostra promessa al Signore di seguire la sua parola e la sua santa Chiesa. Lo recitiamo ad ogni solennità, forse a volte neanche accorgendoci della carica simbolica delle sue parole, non è proprio una preghiera ma un giuramento. Sul Credo son state fatte le più importanti ricerche teologiche e filosofiche, quindi lungi da me inerpicarmi in sentieri che forse neanche appartengono al mio bagaglio culturale, ma voglio riflettere, con chi avrà il piacere di leggere questo articoletto, sulla bellezza della nostra professione di fede, per ribadire il mio sì al Signore.

 Il nostro Credo che si definisce di base Niceno –Costantinopolitana, poiché i suoi dettami furono redatti ed organizzati nel concilio di Nicea nel 325 d.C. indetto dallo stesso imperatore Costantino e ribaditi nel successivo concilio di Costantinopoli per riorganizzare la frastagliata organizzazione della Chiesa del tempo e per porre un freno alle eresie dilaganti che erodevano le basi dei dogmi Cattolici. Per quanto riguarda il testo invece si attribuisce a Papa Paolo VI che con un motu proprio ne redasse le parole recitandole per la prima volta a Piazza san Pietro nel 1968 a conclusione dell’anno della fede da lui voluto.

“Credo in un solo Dio padre Onnipotente creatore del Cielo e della Terra e di tutte le cose visibili ed invisibili”. Con queste parole ribadiamo la nostra appartenenza a Dio e lo riconosciamo come Padre e come creatore del mondo e di ogni sua origine, allontanando da noi l’idea di idoli e falsi dei.

“Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli”. Gesù Cristo il figlio del Dio vivente viene riconosciuto nostro Signore, unigenito e presente da sempre nella storia del mondo, Lui è l’Alfa e l’Omega, Lui è il principio e la fine di ogni cosa, il Lui avremo la vita eterna.

“Dio da Dio luce da luce Dio vero da Dio vero, generato e non creato dalla stessa sostanza del padre. Per mezzo di lui tutte le cose sono state create”. Questo verso è il perno del Credo niceno, la postilla che fu aggiunta al credo apostolico per combattere le eresie ed in particolar modo l’arianesimo. Gesù Cristo, generato non creato, è riconosciuto di natura divina, perché della stessa sostanza del Padre, e ne è riconosciuta nello stesso tempo la sua sovranità su tutto l’universo.

“Per noi uomini e per la nostra salvezza discesa dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.

La natura umana del Cristo è così ribadita, la sua santa incarnazione nel seno della Vergine Maria è la certezza dell’umanità di un Dio umile e buono che si è fatto uomo tra gli uomini.

“Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto ed il terzo giorno è resuscitato secondo le scritture ed è salito al Cielo e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine”. La passione e morte di Gesù è il centro della nostra fede e fulcro del Vangelo, perché porta alla lieta novella della resurrezione ed alla possibilità per noi tutti della vita eterna.

“Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”. Anche lo Spirito Santo, il paraclito, ovvero il protettore, viene proclamato come nostro Dio, e lo venerato come terza persona della Trinità; lo Spirito è l’azione di Dio, è il Verbo che da sempre è presente in Dio è che da sempre si è rivelato nelle parole dei profeti.

“Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà Amen”. In ultimo, il nostro sì è per l’appartenenza alla Chiesa, creata dal Cristo e perpetuata dall’azione dei suoi apostoli, la porta per la quale possiamo accedere alla vita eterna attraverso il battesimo ed i sacramenti, strumenti apostolici per la nostra santificazione.