venerdì 1 dicembre 2017

Antonio Mandese

L'abito di Rito, segno distintivo della Confraternita, rappresenta qualcosa in più di un modo per vestire il corpo. Il dettaglio degli elementi di questo complesso sistema di vestizione sono numerosi tanto che il Rito comincia con la cura delle parti di questo abito, cura sartoriale, pulizia, stiratura - ore e giorni prima che si compia il rito sono controllate nel dettaglio più minuzioso e maniacale.

Il profumo del cotone candido del sacco e del cappuccio che aderiscono alla pelle rappresentano quel punto di contatto tra passato e presente; la semplicità delle materie prime utilizzate ci mettono in comunicazione con i Confratelli del passato, i nostri familiari: padri, nonni, zii, fratelli che hanno indossato come noi questi pezzi di stoffa anonima che in realtà hanno nomi e cognomi di tutte le famiglie e dei confratelli che da secoli hanno popolato, animato e partecipato la vita di questo sodalizio.


L'abito è così importante che spesso durante il momento della vestizione prima del rito anche l'umore gioviale di molti sprofonda in un lungo silenzio quando il sacco cala sul corpo di chi lo sta indossando aiutato dal compagno che lo assiste e viene seguito da un sospiro pieno di emozioni.

Un silenzio che ci riconnette con il passato di una ritualità che si ripete sempre uguale e che ci fa quasi toccare quei cari che non ci sono più e con cui avremmo voluto condividere le emozioni dell'ultimo momento vissuto nel corso della Processione o del Pellegrinaggio.


Attraverso quest'abito indossiamo l'abitudine al confronto con il tema del divino, della fede ma anche della storia, di una comunità che nei secoli si è rinnovata e continua a farlo intorno a gesti e temi legati alla semplicità ed all'umiltà delle preghiera popolare espressa in silenzio e, spesso, anonimamente indossando quell'abito.

Nel cuore di tutti vive il desiderio di preservare la tradizione nei secoli, di tramandarla ai nostri figli, di coltivare questo sentimento di fede semplice che unisce intorno alla cura, al rispetto e all'insegnamento di quelle “cose antiche” che costituiscono il tesoro culturale della comunità.


[...]Percorrevano il vicoletto lentamente, quasi non avessero voglia di terminare il viaggio. Erano due, avvolti nei candidi camici, la mozzetta color crema sulle spalle, i cappucci calati sul viso. Una posta. [...]


Nicola Caputo L'Anima incappucciata