Lo spostarsi a piedi anziché in autobus, come avveniva fino a qualche tempo fa, ci ha fatto apprezzare il sole del pomeriggio maggiolino, le bellezze della nostra amata città ed i commenti di qualche concittadino distratto che vedendoci transitare incolonnati, labaro in testa e trono a chiudere, si chiedeva come mai “stessero uscendo i Misteri”.
Partire da via D’Aquino, attraversare il ponte e infilarsi in via Duomo, è stato come se stessimo percorrendo l’aorta di una Taranto in festa per il suo Patrono che di li a poco avrebbe transitato per quelle strade, quelle dell’isola e del borgo, abbracciando idealmente tutta la città fino alle estreme periferie da Paolo VI a Lido Azzurro e poi fino a Tramontone.
All’ingresso nel Duomo siamo stati accolti dalla possente musica del restaurato organo mentre prendevamo posto nella consueta posizione, lateralmente al presbiterio ai piedi della scalinata che porta alla cappella del Santissimo Sacramento. Una Cattedrale colma di fedeli e dipinta dai molteplici colori delle diverse mozzette, dei labari, dei mantelli dei cavalieri e con la statua del Santo posta in maniera differente dal solito, che guardava direttamente verso le navate, tanto che l’ambone per l’occasione era stato spostato.
Terminata la celebrazione, nel corso della quale è stata rinnovata l’obbedienza di clero e laici al successore di Cataldo protovescovo di Taranto, la processione con in testa il Crocifisso ed i fanali della Confraternita di San Cataldo in Santa Caterina ha preso il via, annunciata dai colpi sordi esplosi dagli spalti del Castello Aragonese. Le gioiose note del “Mosè” hanno salutato l’argenteo simulacro mentre fuori dalla chiesa veniva posizionato, con misurati movimenti, sul carro fiorato.
Percorrendo le strade affollate di fedeli, di cataldiani, di tanta gente che molto probabilmente ha appesa alla porta di ingresso della propria casa l’immagine del patrono, magari di quella statua che vive nei ricordi di chi ha qualche anno di più e che fu trafugata da mani sacrileghe in una notte di oltre trenta anni fa, la processione è arrivata alla sosta di piazza della Vittoria. Dal balcone della chiesa del Carmine l’Arcivescovo ha tenuto la sua allocuzione alla città. Al termine sulle note dell’inno a San Cataldo il corteo processionale ha ripreso il cammino facendo riattraversare il canale per l’ultima volta per il 2016 al Santo benedicente.
Una volta rientrati in Duomo, dopo la benedizione finale, ognuno a fatto ritorno alle proprie case conservando tra le ultime immagini di questa giornata quella della foto ricordo di tutti i confratelli e le consorelle del Carmine che hanno partecipato alla processione e quella del padre spirituale della Confraternita “arrampicato” sulla statua di San Cataldo per recuperare i preziosi accessori di oreficeria che adornavano la stessa effige.
Con la speranza che davvero questo “giubileo cataldiano” possa essere il punto di partenza per il rilancio di questa nostra bellissima città e che le preghiere innalzate al cielo, possano illuminare le menti di noi suoi figli affinché, ognuno nel suo campo e con le sue responsabilità possa operare per il meglio della nostra Taranto.
ph. G.Conte - V.Tortorella per portodimareter