lunedì 9 maggio 2016

Antonino Russo 

“I giorni del patrono San Cataldo, per Taranto, siano il giubileo della città e dell’arcidiocesi. Voglio che l’intera comunità si senta destinataria nuovamente dell’invito ad attraversare la Porta Santa, della Misericordia di Dio. È un’esperienza indispensabile per ripartire e contemporaneamente segno di impegno e conversione. E speriamo che il nostro protettore dia raggi di sole potenti per illuminare la citta”.
Mons. Filippo Santoro

Secondo la tradizione, San Pietro fondò la prima comunità cristiana a Taranto, e consacrò Sant'Amasio o Amasiano come primo vescovo. Nella seconda metà del V secolo fu vescovo di Taranto San Cataldo. Il primo Vescovo della città, di cui la data è certa, fu Innocenzo nel 496.

Il 10 maggio 1071 (altre fonti parlano dell’anno 1094), mentre si scavavano le fondamenta per la riedificazione della cattedrale della nostra città, distrutta dai saraceni nel 927 viene ritrovata, sulla scia di un profumo inebriante, una tomba.

Per i tarantini non c’erano dubbi: quella tomba dimenticata per tanti anni, conteneva il corpo di San Cataldo con una crocetta aurea (elemento comune a molti corredi funebri altomedioevali) su cui, successivamente al ritrovamento, fu incisa la parola CATALDVS.


Ciò tuttavia non inficia la datazione del periodo della vita di Cataldo, il quale, tra le altre cose, essendo stato professore e maestro di spiritualità nella Scuola e Monastero di Lismore (una città situata nella parte occidentale della contea di Waterford, in Irlanda) fondati nel 630 non può che essere vissuto nel VII secolo.

Nel 1107 il vescovo Rainaldo traslò solennemente le reliquie sotto l'altare maggiore, mentre nel 1151 il vescovo Giraldo le mise in un'urna d'argento nel transetto destro.

Dal ritrovamento del corpo il culto di san Cataldo si sviluppò nella fede dei tarantini, che gli dedicarono il luogo del ritrovamento e lo scelsero come Patrono della città. A Taranto in suo onore fu fondata la Confraternita di San Cataldo nel XV secolo che è la più antica di Taranto.

La tradizione gli attribuisce numerosi miracoli compiuti a Taranto, tra i quali si rammentano i più importanti: avrebbe restituito la vista a un fanciullo e fatto tornare in vita un muratore, avrebbe guarito un cieco e una giovane pastorella muta.

Secondo la leggenda, il santo sarebbe giunto a Taranto per volere divino: infatti si racconta che durante il soggiorno in Terra Santa, mentre era prostrato sul Santo Sepolcro, gli sarebbe apparso Gesù che gli avrebbe detto di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo. San Cataldo allora, salpando con una nave greca diretta in Italia, intraprese un lungo viaggio che lo portò a sbarcare nel porto dell'attuale Marina di San Cataldo, località a 11 km da Lecce che porta il suo nome.

Sempre secondo la tradizione, il santo avrebbe lanciato un anello in mare per placare una tempesta e in quel punto del Mar Piccolo si sarebbe formato un citro, cioè una sorgente d'acqua dolce chiamata "Anello di San Cataldo", tutt'oggi visibile sotto forma di "polla d'acqua dolce".


A Taranto Cataldo compì la sua opera evangelizzatrice, facendo abbattere i templi pagani e soccorrendo i bisognosi. In quel periodo egli si recò anche nei paesi limitrofi, tra cui Corato in provincia di Bari, di cui divenne patrono avendo per tradizione liberato la città dalla peste.

Morì a Taranto l'8 marzo del 685 e fu seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea, allora duomo della città, e lì il suo corpo fu dimenticato per parecchi anni.

San Cataldo viene invocato contro le guerre, le epidemie e la morte improvvisa.

Il culto di san Cataldo è legato anche alle opere di assistenza sanitaria e enti pubblici che portano il suo nome in segno di fede e di riconoscenza per la sua protezione.