Iniziamo da oggi, riprendendo le attività del Nazzecanne al termine del cammino in foto Quaresimale, un percorso proposto dalla nostra Luciachiara Palumbo, scenari di una passione, un racconto in cinque capitoli per abbandonare in maniera "indolore" i suoni e gli odori della trascorsa Sumana Sanda.
Il nostro percorso alla scoperta delle emozioni e dei sentimenti, che consentono il perpetuarsi di una tradizione intramontabile, ci conduce quest’anno tra le vie e i luoghi significativi di una città, la cui bellezza rende i Riti ancor più affascinanti.
La Chiesa del Carmine è il punto di partenza di questo nostro viaggio perché nessun altro luogo ha lo stesso suo potere di sedurre chiunque vi passi dinnanzi.
Nonostante la sua piccola ampiezza, essa è la cassaforte del tesoro più prezioso di Taranto, la Settimana Santa. Chiunque la osservi da fuori, bambini e adulti che siano, sa cosa vi sia dentro e si ferma lì sulla soglia in silenzioso rispetto.
Tutti noi confratelli e consorelle abbiamo una storia particolare che ci lega profondamente al Carmine, una storia che ha a che fare con i Riti e che l’ha resa Casa più di quanto possiamo immaginare. Se io dovessi raccontarvi il perché del mio legame occuperei tutte le giornate che ci separano dal momento tanto atteso ma non è questo il luogo e soprattutto il fine di queste pagine.
Vorrei piuttosto narrare un silenzioso pomeriggio di primavera… nel cielo il sole gioca a nascondino e le vie si illuminano, si adombrano ad intermittenza, non riuscendo così ad asciugarsi definitivamente dopo la pioggia noiosa che dal primo mattino ha colpito la città. In Piazza Carmine un uomo, inginocchiato per terra, colora l’asfalto grigiastro con i suoi gessetti mentre alcuni signori in tuta rompono la tranquillità tirando dietro di sé dei trolley che, al contatto con la strada, provocano un ronzio non molto piacevole.
Sono quasi le 15: la gente, sperando di non incontrare la pioggia, inizia ad accalcarsi davanti al portone della Chiesa e ad aspettare che il Rito possa rinnovarsi come ogni anno. Dall’altra parte del portone, all’interno, voglia scusarmi chi sta leggendo, ma non so bene cosa accade… posso però provare ad immaginare.
Due confratelli, due di quei signori che si aggiravano in tuta, indossato l’abito di rito e compiuti alcuni riti importanti, sono scesi silenziosi dai saloni confraternali e hanno percorso la buia navata, arrivando al cospetto della porta marrone.
Qui l’emozione, l’adrenalina, l’ansia si confondono e davvero si contano i secondi finali di un’attesa troppo lunga, fatta di sacrifici e di risparmi. La prima nazzicata, la nazzicata di avvio rompe il normale incedere umano, invitando ad un nuovo ritmo che in meno di due minuti, sarà interiorizzato a tal punto da dimenticare come si cammina nella vita di ogni giorno.
Poi il rumore delle ante di legno che si aprono e la luce fioca che passa attraverso i piccolissimi fori del cappuccio bianco determineranno un vortice di emozioni, un’onda che veloce percorrerà tutto il corpo fino al collo e si romperà in un brivido… qualche istante dopo con i piedi in strada, la piazza sembrerà diversa.
Tra le mura della Chiesa del Carmine trova inizio la nostra passione, tra le mura della Chiesa del Carmine trova posto il nostro pianto, silenzioso e non, che riempirà le prime ore di un Sabato Santo… Da essa tutto ha avvio, in essa tutto ha una fine…