lunedì 9 aprile 2018

Luciachiara Palumbo - Via D'Aquino 

La via che spacca in due metà il borgo umbertino prende il nome di Via D’Aquino, confluente, dopo la Piazza Maria Immacolata, in Via di Palma. 

Essa rappresenta il centro di Taranto, costeggiata da negozi storici e nuovi, fulcro di attenzione dei cittadini che amano “fare shopping” o solo guardare le vetrine. Io, piuttosto, preferisco considerarla la strada delle Processioni e dei cortei, la strada che meglio si presta come palcoscenico della cultura e della tradizione tarantina. In Settimana Santa, Via D’Aquino viene adornata dai cordoni verdi che, da un lampione all’altro, separano la folla numerosa dai riti, garantendo la sicurezza per chi partecipa attivamente e non.

I momenti che la vedono scenario delle nostre tradizioni pasquali sono molteplici, per cui uno stesso isolato, fotografato in diversi istanti, assume sfaccettature diverse, date dal colore del cielo che fa da sfondo. Rossicci pomeriggi, serate offuscate da qualche nuvola e mattine soleggiate la vedono percorsa da confratelli diversi, che la rendono una nuova Gerusalemme per il passaggio dei simulacri rappresentativi della Passione di Gesù. 

Giunti in Piazza, poi, la strada si biforca in corrispondenza della fontana ed è noto che qualche “folle”, come me del resto, tenda sempre a percorrere il lato destro, in direzione arsenale, perché è proprio da lì che passa la Processione dei Misteri. Allora ogni qualvolta si cammini per la bella via D’Aquino la mente viaggia nel passato e nel futuro, tra ricordi e desideri relativi a ciò che verrà. Quando poi le giornate si allungano, passato il Natale, la strada si illumina di quella luce tipica del nostro periodo, motivo per cui ci si sofferma di più immaginando di vedere già davanti a noi le poste di perdune in pellegrinaggio ai Sepolcri. 

I bambini piccoli, più che mai curiosi e timorosi, si avvicinano ai “fantasmi”, mentre i ragazzi più grandi si fermano a guardare e talvolta, purtroppo, amano ridere e scherzare di quello strano e incomprensibile sacrificio. Generazioni e generazioni si sono assiepate ai cordoni e alle transenne, segnandosi con la croce e rivolgendosi in preghiera alle bellissime Statue che rendono il Mistero della Morte e Resurrezione di Gesù più vicino a noi e a tratti comprensibile.


Oggi, come si può leggere in alcune considerazioni spiacevoli sui nostri social network, il popolo non accoglie più tanto devotamente i nostri riti, commentando di continuo e “spettegolando” al passaggio della Processione… Si cerca ostinatamente di dare un volto ai tanti cappucci bianchi e si biasima la loro scelta di offrire in dono i loro risparmi per partecipare a questo momento di Fede.

 Chi è dentro al corteo non si cura minimamente delle chiacchiere inutili, segno che vi è una reale motivazione alla base di questo durissimo sacrificio.

Così la notte dei Misteri, lunghissima e brevissima notte, si estende all’orizzonte mentre il troccolante raggiunge l’angolo di Via Acclavio e piano piano l’intero corteo si allinea sulla Via. E’ questo il momento di massima confluenza della gente ai bordi delle strade, a tal punto da apparire realmente impossibile camminare e si ha la percezione di restare intrappolati tra la folla. Sono questi gli istanti che costruiscono nella mente dei più piccoli “l’immagine” della Settimana Santa: la confusione, il passaggio davanti a tutti per poter vedere meglio la Processione, il pavimento freddo quando ci si siede a terra e questi strani signori che camminano a passo normale nonostante abbiano l’abito e siano incappucciati esattamente come gli altri.


Una decina di anni fa anche io e mio fratello eravamo due bambini dietro una transenna o un cordone. Lui, fortissimo e coraggioso salutava i mazzieri e io ogni volta indietreggiavo, spingendo chi era dietro di me. Paura? No… inquietudine, che ancora provo nonostante abbia un incappucciato per fidanzato.  

Quando poi anche l’Addolorata si volge sulla via principale, il grosso palco, allestito in Piazza della Vittoria per i turisti, inizia a svuotarsi e la fiumana di gente popola i corridoi aldilà dei cordoni. Il nostro Arcivescovo, dal balcone della Chiesa del Carmine, invita il popolo tarantino ad un momento di preghiera e riflessione, nel mentre in cui le ultime due statue, vera origine della nostra Processione, si dispongono proprio sotto di esso. 

Terminato il discorso, si riprende il lento cammino, desiderato fortemente da chi indossa l’abito e da chi osserva, partecipando emotivamente. “La notte è ancora lunga”, solo questo pensiero addolcisce e conforta l’immagine di un domani malinconico che già si insidia nella mente di chi ha tanto atteso questo magico momento