venerdì 29 agosto 2014

Giorgio Vegliante


1) Priore a metà del suo percorso amministrativo dell’Arciconfraternita le chiedo le migliori realizzazioni del suo progetto e le aree di completamento.

Risposta:


Il primo obiettivo su cui ho puntato fortemente, in condivisione col Consiglio, è stato quello di far riappropriare tutti noi dell’identità confraternale. La Confraternita usciva da quattro anni di gestione commissariale; c’era stato un taglio netto con la base e i Confratelli, in genere, frequentavano poco. Ci si vedeva per le manifestazioni importanti e anche in quelle occasioni il numero dei partecipanti era irrisorio. Per esempio, la processione del Corpus Domini del 2011, l’ultima prima delle elezioni, ha visto la partecipazione di solo 20 Confratelli, un minimo storico. All’ultima processione del Corpus Domini, quella del 2013, eravamo invece più di cento. Sicuramente una “mission” vinta.

Di obiettivi ce ne sono tanti altri che vorremmo realizzare attraverso i contributi di questo gruppo fantastico: il Consiglio eletto e tutti i collaboratori; all’inizio del nostro mandato, alla presentazione dell’intera squadra, in tanti sollevarono dubbi, data la mancanza di esperienza da parte di tanti di noi. A distanza di due anni e mezzo, posso dire con orgoglio che i meccanismi funzionano, praticamente in tutti gli uffici che oggi vengono ricoperti. Questo non toglie che possiamo sempre migliorare.

Progetti: sono tanti ed alcuni in ritardo, se consideriamo uno stop di 10 mesi in cui abbiamo vissuto una situazione di difficoltà, perché non sapevamo quale direzione avrebbe preso la riflessione sollecitata dal nostro Arcivescovo sui sistemi di aggiudicazione dei simboli dei Riti della Settimana Santa. Bisogna chiarire che le risorse che entrano nelle casse della Confraternita con il sistema della Gara, che grazie alla sollecitudine di mons. Arcivescovo rimarrà invariato, non procura una somma eccedente rispetto alle nostre reali necessità, ma servono alla quotidianità della vita della Confraternita, a mantenere gli impegni che sono stati assunti negli anni, e a sostenere quelle opere di Carità che fanno parte da sempre della storia di questo sodalizio. La Carità, non l’abbiamo iniziata oggi, l’abbiamo sempre fatta, l’hanno fatta i nostri padri e continueremo a farla anche noi. Fino a quando Sua Eccellenza non ha chiuso i lavori della commissione che aveva istituito, e messo una parola conclusiva su questa situazione, abbiamo un po’ rallentato la marcia, che invece era stata piuttosto veloce nel primo anno.

Abbiamo quindi ripreso tutti i programmi in cantiere con grande lena e velocità; primo tra tutti la sistemazione strutturale dell’ala nord dell’edificio chiesa, per le necessità della parrocchia, la sistemazione della nostra Cappella monumentale con un intervento di massiccia ristrutturazione e il Programma dei festeggiamenti per i 250 anni dalla donazione alla Confraternita delle Statue di Gesù Morto e dell’Addolorata da parte della famiglia Calò.

Sarà un momento importante per la vita della nostra Arciconfraternita, un’occasione nella quale speriamo di riuscire ad interpretare il sentimento non solo dei nostri Confratelli, ma di tutta la città: non possiamo pensare che oggi questa città possa fare a meno del patrimonio della religiosità popolare di cui noi siamo depositari.



2) Innovazione nella tradizione: ritracciando il concetto a metà del suo mandato, le chiedo come la tradizione si propone in un periodo di evoluzione tecnologica e di comunicazione da una parte e di crisi di valori dall’altra

Risposta:

“Sono molto contento di questa domanda perché mi permette di ribadire concetti a cui tengo molto: Credo anzitutto che sia importante capire bene cosa sia la tradizione, capire cioè la sostanza di quei gesti che ripetiamo e perpetriamo nel tempo. Se non acquisiamo la dovuta consapevolezza, rischiamo di non compiere bene quei gesti e, soprattutto, come logica conseguenza, rischiamo di tramandarli male; ed è quello che a volte è probabile che sia accaduto: credo cioè che, negli anni, ci siano stati anche degli errori nel come sono stati tramandati i Riti. Mi spiego. A causa della trasmissione orale nel corso del tempo, tanti piccoli gesti, usi e addirittura anche oggetti, ci sono stati trasmessi in maniera sbagliata proprio perché chi li compiva e ne faceva uso, probabilmente non ne conosceva fino in fondo il significato.

Potrei fare diversi esempi come quello del Gonfalone, stendardo della nostra Processione: non ho mai visto il Gonfalone di una Confraternita in cui non sia raffigurato un simbolo di quella Confraternita stessa. Mi chiedo come mai non ci sia alcun riferimento iconografico al Carmelo. Voglio dire che oggi abbiamo il dovere di essere attenti e capire bene i Riti che perpetriamo nel tempo; se li capiamo, riusciremo a viverli appieno e a viverne il significato.

Parliamo delle Processioni, dobbiamo capire che la Processione è un Rito Sacro, dobbiamo capire che portiamo in processione le immagini sacre di Gesù e della Madonna utilizzando un metodo per avvicinare un popolo abitualmente lontano; è quanto ha ripetuto il Papa in occasione del Convegno Internazionale tenutosi a Roma per l’Anno della Fede, lo scorso mese di maggio, dicendo che le Confraternite consentono al popolo di avvicinarsi al Cristo portando la sua immagine per le strade. Quella è la nostra missione, ma dobbiamo farlo bene! Noi Confratelli dobbiamo avvertire di essere un mezzo di trasmissione, di evangelizzazione. Quando faccio una Processione cerco di comportarmi al meglio non perché voglio distinguermi, ma perché mi rendo conto che la gente che sta seguendo la Processione, se vede il Confratello distratto, lontano, non compenetrato con il Rito che sta svolgendo, quella gente a sua volta non vive bene il Rito stesso. Siamo uno strumento di trasmissione e ci fa onore esserlo; e per questo che dobbiamo comportarci al meglio capendo il rito fino in fondo. Per me questo è Innovazione nella Tradizione, capire cosa stiamo facendo, farlo capire ai Novizi e a quanti, a vario titolo, si avvicinano a noi.

A riguardo vorrei aggiungere che sono circa 250 i nuovi confratelli nei tre corsi che si sono avuti durante la mia Amministrazione. Hanno affrontato tutti un programma di Corso, interamente rivisto sotto l’aspetto della catechesi e della spiritualità carmelitana, sotto l’aspetto dello studio dello Statuto e del Regolamento e sotto l’aspetto della ritualità propria di questa Confraternita e di ciò che realizza nel corso dell’anno.


In questo periodo di evoluzione tecnologica, non possiamo ignorare il ruolo delle “piazze virtuali”, dei Social Network e degli altri strumenti di comunicazione che ci consentono di essere tutti più vicini anche se fisicamente lontani. Sono strumenti sicuramente positivi , ma attenzione però: può capitare che non conosciamo il vicino di casa, nemmeno come si chiama; può capitare che le nostre porte sono chiuse ai bisogni di chi ci è vicino. Allora utilizziamo pure questi strumenti per promuovere l’attività della nostra Confraternita, per promuovere i valori della nostra Confraternita, per far conoscere nella giusta prospettiva i nostri i riti; non priviamoci però del “sentire l’odore dell’oratorio”, e del ritrovarci tra di noi per parlarci delle cose che più amiamo. Veniamo a sentire l’odore delle “cose antiche” di cui il nostro oratorio è pieno: la Confraternita va vissuta appieno, direi quasi, con tutti i sensi ! Pensiamo, per esempio, a come, non tanto visibilmente in una città industrializzata come la Taranto di oggi, ma nei piccoli paesi o nella Taranto di ieri, gli oratori possano davvero essere considerati degli “avamposti”, dei punti di riferimento certi per l’aggregazione delle “persone per bene”. Anche questa è una tradizione che dobbiamo conservare e sono fiero di come il mio gruppo di lavoro riesca ad essere attrattivo nei confronti dei confratelli, perché ogni sera Segreteria e Oratorio sono pieni”.



3) Come tradizione vuole, fatte salve le numerose attività ed iniziative durante l’intero anno, stiamo per entrare nel periodo più sentito tra i Confratelli. Le chiedo qualche anticipazione sull’organizzazione delle attività e degli eventi che ci aspettano prossimamente:


Risposta:


“Un’anticipazione l’ho data già in occasione del concerto natalizio della nostra chiesa. Dissi allora che una maggiore solennità verrà data nella Quinta Domenica di Quaresima in occasione della Via Crucis e della successiva Adorazione della Croce in Abito di Rito, nella quale vedremo protagonisti, oltre, come di consueto, all’organo e al Coro del Monte Carmelo diretto dalla Professoressa Anna D’Andria, anche una piccola orchestra che eseguirà i brani tradizionali del Padre Serafino Marinosci. Anche questo è un ritornare all’antico; non è un fatto nuovo, ma era una prassi consolidata almeno fino al 1989.

Personalmente non amo parlare delle novità perché mi sento di non rispettare i miei “compagni di cordata”, il mio Consiglio. Ogni cosa deve avere i suoi tempi. Certamente stiamo entrando in un tempo forte e le Pastorali sono state già sostituite dalle Marce Funebri. Le Bande, per i Riti della Settimana Santa saranno, per tre quarti, le stesse dell’anno scorso”.


4) Si è notato si è notato spirito di gruppo e particolare sintonia tra gli Amministratori da lei coordinati cui delega molto lasciando loro autonomia e iniziativa: quale il segreto e quali i progetti in cantiere nei gruppi di lavoro:


Risposta:


“Non credo che ci sia un segreto: Sono stato sempre un uomo che ha creduto nel valore dell’associazionismo; ho fatto associazionismo, ho vissuto associazionismo e non mi riferisco solo alle Associazioni Culturali di cui sono stato fondatore e sostenitore, ma anche all’attività lavorativa perché credo che il lavoro possa essere santificato soprattutto grazie alla conoscenza dell’umanità di ogni singolo individuo. Vivo la mia vita in questo modo e naturalmente ho cercato di trasferire tutto questo anche nell’organizzazione della Confraternita. Ciò non significa non avere punti di vista diversi: noi abbiamo un gruppo di Consiglio composto da sette persone elette, più i revisori dei conti e ben ventitré collaboratori, 

Da quando esiste questa Amministrazione, per le riunioni di Consiglio sono invitati tutti; solo pochissimi sono le riunioni di Consiglio “ristretto”, quando imposto dalle regole statutarie in ragione degli argomenti da trattare. Questo fa si che tutti si sentano coinvolti; ma poi è diventa necessario che l’operato di tutti sia valorizzato e apprezzato. Un esempio: se si verifica qualcosa non all’altezza delle aspettativeche personalmente nutro in quel momento, bisogna in qualche modo gestire la situazione e, soprattutto e comunque, infondere fiducia partendo da un presupposto: ciò che ti è stato offerto era comunque il massimo di ciò che ti poteva essere offerto. Insomma, non puoi dire semplicisticamente che un lavoro non è stato fatto bene; un approccio di questo tipo serve solo a perdere i tuoi collaboratori!

Sono convinto che, nell’ambito di una Confraternita come la nostra, dove si vive di valori e di emozioni, con i collaboratori non puoi comportarti in modo semplicistico. Sono sicuro che a volte ho sbagliato, a volte mi sono lasciato prendere emotivamente in certe particolari situazioni, però il mio rapporto con il gruppo si basa sempre sulla valorizzazione delle idee e delle emozioni di tutti, e credo che questo sia reciproco: sento anch’io, a mia volta, di essere tenuto in grande considerazione da parte di tutto il gruppo.

Il progetto in cantiere più importante e senza ombra di dubbio quello dei 250 anni dalla donazione delle statue di Gesù Morto e dell’Addolorata da parte di Francescantonio Calò. Per le celebrazioni legate a quest’evento, abbiamo creato un gruppo di lavoro che stenda una idea di Programma, per parlarne successivamente in Consiglio, e per poi presentarlo all’Ordinario, agli organi competenti. Riitengo che una metodologia di questo tipo possa premiare le iniziative delle singole persone. La Confraternita è la somma dei valori di ognuno di noi; ogni singolo Amministratore, ogni singolo Officiale, ogni singolo Confratello offre il proprio contributo alla realizzazione di tutto. La Confraternita la vedo così da sempre”.


5) Il progetto WEB: minacce ed opportunità a riguardo per una Confraternita di importanza internazionale, al traguardo dei 250 anni dalla donazione.


Risposta:


“Partiamo da questo punto di vista: è assurdo che agli inizi del 2014 una Confraternita come la nostra, non abbia un Sito Ufficiale di riferimento. Lo ha avuto in passato, ma ormai non c’è più da tempo. Questo è il motivo per cui io ho voluto fortemente, e condiviso con tutti, la realizzazione del sito.

Oggi abbiamo ormai stili e ritmi di vita profondamente influenzati dalla possibilità offerte dal web: se, ad esempio, si sta discutendo tra amici di quanti anni ha un personaggio famoso, la prima cosa che fai è andare sul web a cercare notizie che riguardano quel personaggio; non si può digitare nei motori di ricerca “Confraternita del Carmine di Taranto” e trovare altri siti, comunque autorevoli, che hanno supplito a una mancanza, ma che non sono “la vetrina ufficiale” della Confraternita.

A quale pubblico ci rivolgiamo? Direi certamente non solo alla nostra città, ma anche e soprattutto ai lontani, in Italia e non solo; il mio primo pensiero va naturalmente a tutti quei Confratelli, lavoratori o studenti fuori sede, che vivono a distanza il rapporto con le nostre tradizioni, attraverso i vari siti che si occupano di Riti e, da oggi, finalmente anche attraverso il nostro sito ufficiale.

Il sito ha una doppia valenza anche perché inizia, pian piano, a fare “storia”; noi abbiamo quello che il Priore Emerito Nicola Caputo ha chiamato sui suoi libri la “Platea”, che altro non è che un insieme di fogli, fascicoli e faldoni, e che grazie al lavoro di Franco Zito, Segretario all’epoca di quell’Amministrazione, sono stati messi in buon ordine logico e cronologico. Oggi quella “platea” continua ad essere implementata perché continua a prodursi carta di archivio; ma già si sta, non tanto sostituendo, ma affiancando, una sorta di “Platea on line”, se consideriamo che la storia quotidiana del sodalizio, le sue attività, le sue iniziative, vengono già puntualmente documentate e archiviate nel nostro spazioweb. Oggi vediamo la foto dell’ultima Processione di Gesù Bambino; ma la si potrà vedere anche tra 10 anni o tra 20 anni; la potrà vedere chi non c’è stato, o addirittura che oggi ancora non è nato! In questo modo, ogni giorno, archiviamo la Storia.

Purtroppo c'è un risvolto della medaglia, e l’abbiamo sperimentato sulla pagina Facebook della Confraternita: può accadere che si scrivano delle cose che il buon senso ci imporrebbe di non scrivere. Tutti noi dovremmo tener presente che una notizia o un parere condiviso sulla pagina della Confraternita, inevitabilmente coinvolge la Confraternita in quanto tale; ognuno naturalmente può dire e scrivere ciò che vuole, ma nei suoi spazi e assumendosene la piena responsabilità. Non va bene se tiriamo in ballo la Confraternita. Anche per strada e non solo sui Social Network, dovremmo ricordare che tanti estranei identificano la Confraternita con i suoi appartenenti, con ciascuno di noi, ed è giusto che sia così, perché la Confraternita è la somma dell’apporto che ogni singolo individuo condivide. Dobbiamo quindi avere la capacità di intendere che esiste questa identificazione e di conseguenza, di esprimere le proprie idee nei tempi, nei modi e nei luoghi giusti”.