martedì 2 maggio 2017

Antonino Russo

La voce chiara e perentoria del Segretario – nonostante fossero le 01:30 circa del mattino di quello che era ormai già Lunedì Santo – assegna la decima posta del Pellegrinaggio “di Campagna” o Città Nuova ai Confratelli Russo – Della Queva.

Un progetto, quello con l’amico Alessandro, coltivato da qualche settimana decisamente volata in fretta.

Ci aspetta un giovedì Santo primaverile: alle 14:00 siamo nell’Oratorio della Chiesa del Carmine pronti ad indossare l’Abito di Rito.
Ph.Valentina Marzo


Qualche imprevisto dell’ultimo minuto durante la vestizione risolto dal sempre disponibile Ferdinando Conte, e siamo già davanti alla Croce dei Misteri ad avviare con “l’abbraccio” il nostro Pellegrinaggio.

Il saluto più attento prima di scendere le scale che portano all’uscio di via Giovinazzi, è quello che arriva proprio dal Segretario Francesco Tamburrini.

Ci viene calato il cappuccio sul volto, si apre il portone e dai fori, dai quali a stento riusciamo a vedere una parte del consueto orizzonte visivo, entra dell’aria tiepida così come tiepido è il suolo sotto i nostri piedi.

Durante il percorso in via D’Aquino, veniamo raggiunti dalle nostre mogli e dai nostri bimbi: i più piccoli ci scrutano con sospetto e stupore ma con uno sguardo tuttavia diverso da quello degli altri bambini che incrociamo sul nostro cammino: sanno e ‘sentono’ che sotto quel cappuccio c’è il loro papà.

Personalmente, durante il Pellegrinaggio, amo recitare il Rosario in quella che è quasi una anticipazione del mese Mariano, Maggio. Spesso siamo interrotti dagli adulti che ci chiedono senza successo di fermarci per una foto ignorando probabilmente perché siamo lì e chi siamo: dei penitenti.

In piazza Maria Immacolata ci lasciamo andare ad una “nazzeccata” sulle note di una marcia eseguita dalla banda che sentiamo molto vicina: successivamente ci viene confermato che era proprio alle nostre spalle.

Il cielo ormai lascia i colori spettacolari del tramonto, preludio ad un radioso venerdì Santo, e raggiungiamo la chiesa di San Francesco da Paola per adorare Gesù Eucarestia nel primo altare della reposizione, nel primo “Sepolcro”.

Dopo la genuflessione al SS. Sacramento e “l’abbraccio” con la posta che ci ha preceduto, posiamo il bordone e solleviamo il cappuccio levando lo sguardo verso il tabernacolo, continuando a pregare in ginocchio.

Il Pellegrinaggio prosegue verso il SS.mo Crocifisso e quindi San Pasquale e infine, dopo oltre sette ore di cammino, il Carmine: il Santissimo Sacramento è incastonato in Altari della reposizione dal significato davvero profondo.

Mi ha colpito particolarmente la rappresentazione del dramma dei migranti nel sepolcro di San Pasquale con una barca portata all’interno della chiesa – proprio la barca che è simbolo della Chiesa stessa – posata su un drappo blu a rappresentare il Mare (o il Male, nell’Antico Testamento) e di un paio di scarpe nel mare ad indicare la speranza, a volte infranta, di un essere umano alla ricerca di una vita migliore.

Costante ma comunque discreto è stato il supporto dei Responsabili del Pellegrinaggio durante lo svolgimento dello stesso: un particolare ringraziamento a Fabio Coppola e Giovanni Schinaia per la vicinanza, non solo materiale.



Uno dei ricordi più belli di questo venerdì Santo sarà quello rappresentata in uno scatto dalla consorella Valentina Marzo ovvero l’immagine di una posta, di una amicizia che lega due Confratelli: una foto senza tempo della ‘nostra’ decima posta riflessa in uno degli ottoni che suonava le marce funebri in un meraviglioso Giovedì Santo.