Valeria Malknecht
Apro l'armadio, cerco quel tono di blu inconfondibile.
Osservo le mie scarpe per capire se hanno bisogno di essere pulite ancora. Non saranno proprio la quinta essenza della femminilità, ma di certo sono comode. E tanto basta.
Tiro fuori dal cassetto lo Scapolare. Non voglio rovinarlo. Mi accerto solo che sia piegato per bene, in modo che non ci siano troppe pieghe.
Ogni volta che lo osservo penso che vorrei cucirci su le mie iniziali, ma poi puntualmente me ne dimentico.
Un anno fa le accortezze erano le stesse. Ma di un abito non ancora mai indossato, se non per le ultime misure. La cura del dettaglio (sará stirato per bene? ), la cucitura fino al ginocchio (troppo lunga o troppo corta?), le scarpe intonse (forse dovevano essere meno da hostess però).
Lo Scapolare non era ancora il Mio Scapolare.
Poi quel giorno arriva, ti inginocchi davanti a Lei, il Suo Scapolare ti avvolge in un abbraccio di madre, ti perdona e ti accoglie.
Ed è tutto lì ciò che conta.
Non mi interessa piú se le mie scarpe sembrano quelle di una hostess, o se il vestito mi calzi a pennello o no.
Indossarlo ora mi rende orgogliosa, ma allo stesso tempo mi onera della responsabilità di portarlo. Anzi, di saperlo portare.
So giá che non ne sarò mai degna abbastanza. Ma quale madre non accetta il proprio figlio per ciò che è?
Un anno é passato da allora e ancora sento l'emozione della cerimonia di aggregazione in cui sono diventata consorella...con i miei genitori lì presenti accanto a me e con qualcun altro che mi ha pensato da lontano.
Oggi che riapro il mio armadio, ritrovo lo stesso vestito di allora. Rispetto ad un anno fa, però, da semplice vestito è diventato il mio abito di rito. É quello che ho giá indossato per Gesù Morto e per l'Addolorata, é quello della solennità dell'Immacolata e di San Cataldo.
Certo, quello di noi consorelle è un abito semplice.
Non é complicato da indossare come quello dei confratelli, non richiede la precisione di saper collocare i nastri di un cappello, perché siano dritti. Non dobbiamo chiederci se il "decor" dello Scapolare debba essere messo avanti o dietro rispetto al "Carmeli". E non abbiamo delle medaglie che ad ogni nostro movimento tintinnano.
Il nostro abito di rito è essenziale e proprio per questo completo.
Il nostro Scapolare raffigura proprio la nostra Titolare e quando lo indossiamo in processione il suono dei nostri passi in cammino con Lei, unito a quello delle nostre preghiere, tintinna proprio come le medaglie dei nostri confratelli.
Penso che non ci sia onore (ed onere) più grande per noi consorelle.
Mentre controllo che il mio abito sia in ordine, i miei pensieri corrono a quando, fra poche ore, sarò di nuovo lì davanti a Lei ad indossarlo,nuovamente, per Lei.
A quando camminerò in processione ancora una volta, precedendoLa, e portando nel cuore chi, in questo 16 luglio, non potrá pregare davanti a Lei, non potrá vederLa, non potrà esserci.
E il mio pensiero, infine, corre alle ormai prossime future consorelle che quest'anno riceveranno emozionate quello stesso Scapolare.
A voi auguro che possiate vivere questo momento con genuina semplicità. Perché le emozioni, quelle vere, non hanno bisogno di altro, se non di essere vissute con semplicità. Non c'é bisogno di una stoffa particolare, né di un modello di scarpe piuttosto che di un altro.
Quando entrerete in processione in Chiesa, alzate gli occhi verso di Lei e vi sará chiaro che tutto ciò che vi serve per essere bellissime, raggianti e complete é giá lì davanti a voi.
Buona festa a tutti (Confratelli e nuovi confratelli compresi) e che la nostra Mamma possa sempre guidarci e farci emozionare di genuina gioia.
Decor