Antonino Russo
Ho pregato in diverse occasioni davanti alla tomba del Santo e dei suoi frati (i beati Rufino, Leone, Masseo e Angelo) che lo seguirono nel cammino terreno: è nella semplicità e allo stesso tempo nella potenza di quella pietra che sembra sorreggere l’intera Basilica che si può percepire l’essenza del messaggio di San Francesco.
Due scale, a metà della navata della chiesa inferiore, conducono alla cripta, scoperta nel 1818, nella quale si conservano i resti di San Francesco portati lì da frate Elia. La sistemazione attuale del vano, opera dell'architetto Ugo Tarchi, fu attuata tra il 1926 e il 1932.
Non amo ricorrere a immagini cinematografiche smielate: quando penso a San Francesco penso ai suoi digiuni, alle sue preghiere, alla sua sofferenza quando ricevette le Stimmate (fu il primo Santo a riceverle) ai suoi pellegrinaggi.
Vorrei ricordare proprio il pellegrinaggio che San Francesco d'Assisi nel 1216 passò in visita a san Michele Arcangelo ma, si narra, non sentendosi degno di entrare nella grotta, si fermò in preghiera e raccoglimento all'ingresso, baciando ripetutamente la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di "T" (Tau)
Il Tau: non un semplice monile quindi ma un segno di salvezza come narrano le Fonti Francescane:
"Nutriva grande venerazione e affetto per il segno del Tau. Lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava" (FF 1079)
Il TAU è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico e ha un valore simbolico sin dall'Antico Testamento, per indicare la salvezza e l'amore di Dio per gli uomini.
Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla fronte dei servi di Dio questo seguo di salvezza: "Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un TAU sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono".
Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi gesti.
Lui, giullare di Cristo, è l’esempio più concreto di come dovremmo vivere il Vangelo.
In un mondo dove la corruzione, la ricchezza di pochi, l’egoismo, il superfluo, regnano sovrani, dovremmo guardare al povero d’Assisi come “alter Christus”.