Valeria Malknecht
Quella
di San Luca, benché non sia particolarmente sentita nell’ambito delle nostre,
come dire, “tradizioni tarantine” (diversamente dalle solennità, ad esempio,
dei SS. Medici Cosma e Damiano o di Sant’Egidio), è comunque una solennità
abbastanza nota e che ricorre il 18 ottobre.
Non
solo perché sono tante le persone che ne portano il nome, tanto che è
annoverato fra i nomi più usati in Italia (a proposito, tanti auguri ai
Luca!!!).
Ma
anche perché è uno dei quattro Evangelisti.
Invero
in pochi sanno che Luca, prima ancora di divenire l’autore di uno dei quattro
Vangeli, nonché degli Atti degli Apostoli, era un medico.
Infatti,
è un Santo che viene ricordato anche come protettore dei medici e dei malati.
Nato
da una famiglia pagana ad Antiochia, non era discepolo di Gesù di Nazaret, ma
si convertì tempo più tardi. Diventò membro della comunità cristiana
antiochena, probabilmente verso l’anno 40. Fu poi compagno di San Paolo in alcuni suoi viaggi.
Luca
era un uomo colto. Lo si capisce anche dal suo modo di scrivere.
Il
suo Vangelo, è il terzo dei quattro, scritto probabilmente tra il 70-80 d.C e
si è soliti rappresentare l’Evangelista con il simbolo del Vitello sacrificale.
Non
essendo stato un apostolo “diretto” di Gesù, come Matteo e Giovanni, il suo
Vangelo è frutto di un intenso lavoro di ricerca e di stile.
Luca sente parlare per la prima
volta di Gesù nel 37 d.C., quindi non ha mai conosciuto Gesù se non tramite i
racconti degli apostoli e di altri testimoni: tra questi ultimi si ritiene ci
sia stata Maria di Nazareth, cioè la madre di Gesù. Questo perché alcune delle informazioni
riportate sull'infanzia di Gesù sono troppo specifiche e quasi riservate per
poterle considerare acquisite da terze persone.
La bellezza del suo Vangelo si
percepisce proprio dalla semplicità e dalla familiarità degli episodi che sono
raccontati. Luca è semplice e diretto, come un messaggero che vuole annunciare
a tutti il lieto annuncio e che vuole che questo annuncio sia per tutti,
indistintamente.
La
venerazione del Santo è particolarmente sentita nel Bolognese. In proposito,
famoso è il "Passamano per San Luca” che conduce al Santuario della Beata
Vergine di San Luca.
Il 17 ottobre 1677 per avviare la costruzione
del tratto collinare del lungo porticato, si rese necessario trasportare i
materiali attraverso una lunga catena umana composta dai garzoni dei filatoi da
seta e da donne e uomini che vi si aggiunsero. Quel gesto collettivo così
efficace e simbolico, viene rievocato dal 2003 col "Passamano per San
Luca" al quale in un sabato di metà ottobre partecipano centinaia di
scolari, cittadini e associazioni a richiamo della solidarietà che consente di
affrontare insieme ostacoli comuni.
La via che porta al santuario,
fu inizialmente ciottolata e poiché i pellegrini erano soliti di appendere
immagini con i Misteri del Rosario agli alberi lungo il percorso, si pensò di
edificare 15 cappelle. Con il crescere dell'afflusso di pellegrini, si decise
di costruire il lunghissimo portico, per proteggere i pellegrini dalla pioggia.
Il
portico, che è composto da 666 archi e da 15 cappelle, si reputa sia il più
lungo al mondo con i suoi 3,796 km. È punteggiato di lapidi ed epigrafi
commemorative di varie epoche, ex voto per
grazie ricevute, oppure ad espressione di gratitudine per le donazioni che
hanno permesso la sua edificazione.
Secondo
alcuni osservatori non sarebbe casuale il fatto che esso sia composto
esattamente da 666 archi: il numero diabolico sarebbe stato utilizzato per
indicare che il porticato simboleggia il "serpente", ossia il
Demonio, sia per la sua forma, sia perché, terminando ai piedi del santuario,
ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla
Madonna sotto il suo calcagno.
La
meta del pellegrino è il Santuario della Beata Vergine di San Luca che sorge sul Colle della Guardia, luogo molto caro ai
bolognesi tanto che si usa dire che, quando un bolognese vede San Luca,
significa che è finalmente a casa.
Ma,
nessuno inorridisca, l’espressione “vedere San Luca” ha legami anche con la
cucina.
Viene
usata dalle sfogline bolognesi, maestre dell’arte di tirare la pasta all’uovo.
Infatti,
per verificare che la sfoglia sia sottile al punto giusto (tanto da poter
vedere attraverso la pasta) si dice che, sollevando la sfoglia con il
mattarello, debba vedersi in controluce la Basilica di San Luca.