Corriere del Giorno del 20/12/2013
Musica, luce, profumi, poesia: i frutti della genialità umana e della bellezza della natura preparano alla celebrazione del Natale. Gesti e simboli che parlano direttamente al cuore e, di rimando, all’intelligenza dei fedeli, e preparano così a fare memoria della nascita del Salvatore.
La luce è metafora stessa del Cristo, la Luce che viene nel mondo, significata dal fuoco delle candele: le sei candele che ornano il nostro Altare e che fanno corona al Crocifisso, non relegato in un cantuccio del presbiterio, ma al centro, seguendo l’amorevole esempio dei papi Benedetto XVI e Francesco, quasi a significare una nuova menorah, quella della Chiesa di Cristo, “Novus Israel”; e così la luce delle quattro candele della tradizionale Corona dell’Avvento, una per ogni settimana di preparazione al santo Natale. La fila delle candele, nella chiesa del Carmine, si dipana sul presbiterio fra l’altare del sacrificio, da un lato, e il leggio, dall’altro, il trono della Parola; una parola che la notte di Natale, quando ormai le quattro candele saranno tutte accese, sarà significativamente sostituita dalla statua di Gesù Bambino, la Parola che si è fatta carne. Prima di essere riposto sul presbiterio, sulle note del “Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso Maria de Liguori, il bambinello sarà portato in processione in chiesa, dal parroco mons. Marco Gerardo, accompagnato, per consuetudine ab immemorabili, dal Priore della Confraternita, Antonello Papalia, con l’ombrellino processionale. L’altra statua del bambinello sarà collocata invece nel Presepe, al centro della navata, allestito quest’anno dai giovani e giovanissimi dell’Azione Cattolica parrocchiale.
Infine la poesia, come la musica, frutto dell’ingegno umano. È la poesia dei testi liturgici, il Canone Romano su tutti, che attingono al livello del sublime, almeno quando le traduzioni vernacole ancora lo consentono. È la poesia delle antichissime antifone “O”, le sette antifone che, a partire dal 17 dicembre, introducono il canto del Magnificat nella Liturgia delle Ore. Proprio le antifone “O” sono state oggetto di una catechesi di qualche tempo fa che il Padre Spirituale della Confraternita del Carmine, mons. Marco Gerardo, aveva preparato per Confratelli e Parrocchiani. Dette “O” perché iniziano tutte appunto con l’invocazione “O”, seguita da sette titoli attribuiti a Cristo, uno al giorno fino al 23 dicembre. Sono proprio queste parole a custodire nel loro insieme e nella loro successione un senso poetico e teologico altissimo: Sapienza, Adonai – il Signore, Radice di Jesse, Chiave di Davide, Oriens – stella che sorge, Re delle genti, Emmanuel. Tutte le iniziali degli attributi di Cristo, lette in senso inverso formano la frase latina “ERO CRAS”, “sarò domani”, sarò con voi, nascerò, esisterò. E l’indomani del magnificat del 23 dicembre sarà già tempo ormai per la veglia di preparazione alla nascita del Salvatore.