giovedì 6 novembre 2014

Umberto De Angelis
Domenica 26 Ottobre 2014, è trascorsa solo una settimana dal giuramento dei nuovi Officiali Minori e già giovedì 23 ottobre c’è stata la prima riunione del gruppo dei Maestri dei Novizi, nella quale ho potuto conoscere Peppe, Nadia e Pietro che già da tre anni hanno curato la formazione dei confratelli e delle consorelle, e Fabio nuovo arrivato come me.

Il tempo dell’incontro è volato. Abbiamo fatto un breve focus sul calendario degli incontri di formazione per i novizi, che questo anno inizierà il 13 Novembre con l’inaugurazione del corso e si concluderà con il Ritiro Spirituale il 21 Giugno 2015. Il primo traguardo per tutti i nuovi iscritti e allo stesso tempo la linea di partenza, per il loro nuovo impegno cristiano di confratelli e consorelle, sarà il giorno dell’aggregazione e la prima processione della Titolare il 16 Luglio del prossimo anno. Nonostante siano passati per me 40 anni da quel giorno, ricordo ancora molto bene il percorso di formazione, i preparativi, le aspettative e le emozioni. Subito dopo l’incontro siamo scesi tutti in Chiesa per l’adorazione a Gesù Morto.

Durante il momento di raccoglimento e di adorazione a Gesù Morto, pensando anche ai giovani che sarebbero diventati novizi, riflettevo su come un confratello o una consorella potesse vivere concretamente il suo impegno, nel segno della sua appartenenza e devozione alla Vergine del Carmelo, anche all’esterno della partecipazione alle celebrazioni ufficiali e ai momenti di comunione della Confraternita.

Il nostro Padre Spirituale, don Marco, ci ricorda sempre che le risposte le dobbiamo trovare nella Parola del Vangelo.

Non a caso, ho pensato in seguito, le parole del Vangelo di questa domenica sono state davvero la risposta alle mie riflessioni.

La pagina del Vangelo di Matteo, ci ha raccontato ancora una volta come i Farisei tentassero di mettere in difficoltà Gesù chiedendo del comandamento più importante della Legge. Così come nel Vangelo della scorsa domenica (“Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”) Gesù risponde secondo la Legge: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente», ma dopo spiazzando sempre l’interlocutore aggiunge anche: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» .

Per comprendere meglio queste parole è stato utile per me leggere le parole che il nostro Papa Francesco ha pronunciato nell’Angelus di questa domenica per spiegare la pagina del Vangelo di Matteo, che vi propongo:

“Il Vangelo di oggi ci ricorda che tutta la Legge divina si riassume nell’amore per Dio e per il prossimo. L’Evangelista Matteo racconta che alcuni farisei si accordarono per mettere alla prova Gesù (cfr 22,34-35). Uno di questi, un dottore della legge, gli rivolge questa domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (v. 36). Gesù, citando il Libro del Deuteronomio, risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (vv. 37-38). 

E avrebbe potuto fermarsi qui. Invece Gesù aggiunge qualcosa che non era stato richiesto dal dottore della legge. Dice infatti: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (v. 39). Anche questo secondo comandamento Gesù non lo inventa, ma lo riprende dal Libro del Levitico. La sua novità consiste proprio nel mettere insieme questi due comandamenti – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia. Non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio … 

In effetti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo e agli altri, alla sua famiglia l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento.
Già nell’Antico Testamento l’esigenza di essere santi, ad immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l’orfano, la vedova (cfr Es 22,20-26). Gesù porta a compimento questa legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore.
Ormai, alla luce di questa parola di Gesù, l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore.

Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite.

Ricordatevi questo: l’amore è la misura della fede. Quanto ami, tu? E ognuno si dà la risposta. Com’è la tua fede? La mia fede è come io amo. E la fede è l’anima dell’amore.

In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti e formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. E dovremmo domandarci, quando incontriamo uno di questi fratelli, se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio: siamo capaci di questo?
In questo modo Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Ma soprattutto Egli ci ha donato lo Spirito Santo, che ci permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso. Per intercessione di Maria, nostra Madre, apriamoci ad accogliere questo dono dell’amore, per camminare sempre in questa legge dei due volti, che sono un volto solo: la legge dell’amore”.

Ecco quindi ho trovato risposta alle mie riflessioni e ho compreso in fondo che anche come confratelli e consorelle, testimoniare al mondo e agli altri, alla nostra “famiglia confraternale” l’amore di Dio significa esprimere l’amore dei “fratelli” per il prossimo, inteso anche nel senso stretto come di coloro che ci sono vicino e hanno bisogno di noi. E’ necessario essere concreti nell’aiutare anche con parole di conforto chi è in difficoltà, sostenere anche con piccoli gesti, rendersi utili per risolvere i problemi di chi ha bisogno, impegnare parte del proprio tempo per una giusta causa.

Ognuno di noi per la sua esperienza quotidiana, per il suo lavoro, per il suo ambito di azione può coniugare meglio questo buon proposito di vita.



Con questi propositi auguro a tutti e in particolare ai nuovi iscritti, che si accingono a frequentare il corso di preparazione, il mio benvenuto, anche a nome del gruppo dei Maestri : “Decor Carmeli”.