venerdì 21 novembre 2014


G.S.

Fra le altre cose, i vescovi partecipanti al concilio Vaticano II si occuparono di sopprimere il culto e le relative memorie liturgiche, di un gran numero di martiri paleocristiani, la cui storicità, dopo più di 15 secoli di ininterrotta devozione, non era più ritenuta attendibile. Sopravvisse il culto e la memoria di santa Cecilia, pare, per espressa volontà del regnante Pontefice, Giovanni XXIII. Ma tali circostanze non sono confermate nella biografia ufficiale del Santo.

Di Santa Cecilia sappiamo pochissimo: dal testo anonimo di una Passio, apprendiamo che la Vergine Cecilia, di nobili origine romane, forse durante la persecuzione scatenata dall’imperatore Diocleziano (dal 303 al 311) fu sottoposta ad ogni genere di torture e vessazioni. Dopo tre vani tentativi fu decapitata con una spada. Sempre dalla medesima fonte apprendiamo anche che “mentre gli organi suonavano, ella cantava nel suo cuore soltanto per il Signore”. A questo passo si deve la singolare devozione che musicisti e cantanti tributano alla Martire romana, fin dalla fine del Medioevo.

Il titolo basilicale romano legato al suo nome è antichissimo, addirittura precedente il 313, anno dell’Editto di Costantino il Grande che riconosceva al Cristianesimo lo status di religio licita. Sappiamo che il corpo della vergine Cecilia era stato sepolto nelle catacombe di San Callisto, in un posto di tutto riguardo, vicino alla cosiddetta “Cripta dei Papi”. Ce ne informa la Legenda aurea, aggiungendo che papa Urbano I, dopo aver convertito Valeriano, marito di Cecilia, e dopo essere stato testimone del martirio di lei, avrebbe consacrato la casa familiare dei due trasformandola in una chiesa.
Il corpo di Cecilia rimase nelle catacombe di San Callisto fino a quando  papa Pasquale I (817-824) non lo fece traslare nella cripta della Basilica dedicata in Trastevere alla santa Martire, basilica in cui la festa si celebrava almeno dal 545. Il papa raccontò di aver ricevuto in sogno la visione della Santa che rivelava il luogo della sua sepoltura. Fu in quell'occasione che la chiesa paleocristiana fu ristrutturata nella attuale forma basilicale.
Nel XVI secolo il sarcofago fu dischiuso per una ricognizione ecclesiastica durante i lavori di ristrutturazione ordinati dal cardinale Paolo Sfondrati. Il corpo fu trovato miracolosamente incorrotto; si distinguevano addirittura le ferite sul collo! Il regnante pontefice Celemente VIII volle recarsi personalmente sul luogo del miracoloso ritrovamento. In quell'occasione lo scultore Stefano Maderna scolpì la statua di marmo nella singolare postura in cui il corpo fu rinvenuto: il capo riverso indietro e le mani rispettivamente con uno e con tre dita tese, ad indicare, secondo l’interpretazione popolare, il Dio Trino ed Unico