lunedì 16 marzo 2015

Valeria Malknecht

Lo scorso venerdì 13 marzo, con una familiare quanto partecipata liturgia stazionale, i confratelli e le consorelle del Carmine hanno avuto l’onore di riaccompagnare il Crocifisso Miracoloso nella Chiesa a Lui titolata.
Il freddo pungente di marzo ci ha ricordato che l’inverno non è ancora finito e sono certa che in tanti si sono augurati che le temperature possano diventare più miti durante la Settimana Santa.

L’eccezionalità e la solennità dell’evento (in molti, infatti, sanno che il prezioso Simulacro viene portato in processione in rarissimi casi), si sono unite alla semplicità della preghiera dei fedeli: sia dei confratelli che componevano il corteo processionale, sia dei passanti che, seppur presi dal loro gran correre, hanno sostato anche solo per pochi minuti davanti alla Croce.

La bellezza del Crocifisso è qualcosa di inspiegabile. E chi, come me, ha avuto la possibilità di adorarlo e di vederlo da vicino, ha potuto ammirarne tutte le sue particolarità.

Ogni crocifisso presente in ciascuna delle nostre Chiese ci ricorda il sacrificio di Gesù ma, a mio parere, solo attraverso Quel S.S. Crocifisso possiamo davvero intuire di quanta e quale sofferenza Egli sia morto e di quale crudeltà l’uomo sia stato capace.

Il sangue che pare colare davvero dalle mani e dai piedi, i buchi profondi dei chiodi, il costato trafitto, i lividi così ben definiti, lo sguardo di un uomo martoriato e gli occhi che cercano pace, dopo tante percosse e tanto dolore.

Lo scorso venerdì, il quarto venerdì di quaresima, quella Croce così bella, quanto segno “crudele”, ha nazzecato fra le strade della nostra città.

Un simulacro sicuramente difficile da portare, tanto che alle sdanghe c’erano ben dodici confratelli.

Dodici, come gli apostoli.

Questa nostra piccola Via Crucis, è stata una occasione per far incontrare il S.S. Crocifisso con la città, ricordandole che tempo di Quaresima significa stare allerta e vigilare con opere di carità, penitenza e digiuno.

Perché la redenzione passa attraverso la penitenza. Non tanto quella corporale, ma del cuore.

E non c’è redenzione se non attraverso la Croce.

Non a caso, durante la liturgia stazionale, siamo soliti recitare “Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo”.

Ognuno di noi, come Gesù, porta la propria Croce.

La perdita di un figlio o di una persona cara, la malattia, la solitudine, la lontananza dalla famiglia, l’assenza di una occupazione, sono alcune delle tante Croci con cui gli uomini del nostro tempo convivono ogni giorno.

E se a volte la Croce è troppo pesante da portare, allo stesso tempo è da quella stessa Croce che, inspiegabilmente, riusciamo a trovare la forza per andare avanti.

La piccola processione si è conclusa con la celebrazione della S. Messa nel Santuario del S.S. Crocifisso, concelebrata dal suo parroco Don Antonio e dal nostro padre spirituale, Don Marco.

Di ritorno alla Chiesa del Carmine, ha avuto inizio l’adorazione del S.S. Sacramento.

Per l’occasione, la nostra Chiesa è rimasta aperta tutta la notte, dando modo a quanti lo volessero di fermarsi in preghiera davanti al S.S. o di confessarsi.

Queste belle occasioni di preghiera sono un dono che ci viene offerto e che noi a nostra volta offriamo agli altri.

Il tempo di Quaresima, il nostro tempo di Quaresima, non è solo preparazione alla Settimana Santa, ma è anche questo.

Visualizza qui il video realizzato da Gabriele Conte