giovedì 5 maggio 2016

Salvatore Pace

Molta gente fa fatica a comprendere le lacrime che scorrono sui volti dei confratelli nel corso dei Riti della Settimana Santa.

Ho sentito dire di tutto, fanatismo, mettersi in mostra, stanchezza e addirittura, cosa che non so se fa ridere o piangere, il pentimento di aver speso quei soldi per vestirsi.

La mia esperienza personale, la fortuna che ho avuto nella vita di poter realizzare i miei desideri e vestirmi numerose volte e in maniera molto diversa, ha fatto si che, a volte inaspettatamente, provassi emozioni e sensazioni tali da commuovermi, da poter dare sfogo alle mie lacrime.


Non nego che ci sono stati anni in cui il cervello ha preso il sopravvento sul cuore e, nonostante magari fosse stato un anno meraviglioso dal punto di vista confraternale e dell'aggiudicazione, lo svolgimento della Processione e la sua conclusione mi hanno lasciato immune dalla commozione.

Si perchè non è meccanico, non è scritto, non è un interruttore ecco cosa vorrei dire ai nostri puntuali detrattori o semplicemente ai più curiosi, a volte capita di stare un Giovedì Santo pomeriggio coi tuoi compagni di sempre davanti all'Hotel Plaza per esempio, la banda che sta per compiere il consueto giro attacca una "Christus" di Rizzola e ti trovi ad asciugare le tue lacrime insieme ad altri dieci compagni tuoi con i quali dieci minuti prima sorseggiavi un caffè e non c'è nessuna spiegazione se non la passione che queste cose trasmettono.

Magari ti trovi in un atrio di un palazzo in Via Acclavio a pregare perché la pioggia finisca e insieme ai tuoi compagni possa rimettere sulle spalle la Vergine per riportarla "a casa", un raggio di sole entra dalla grata del vecchio portone in legno, la sdanga perlata d'acqua si "accende", esci e incontri lo sguardo di tua madre, beh lì arriva il groppo in gola e, "fessacchiotto", non c'è niente da fare...

Ho visto incrociarsi sguardi di un uomo ed una donna e ho capito che in quella situazione il sesso debole era il più forte perchè quando un confratello ha un attimo di debolezza sotto un simbolo la cosa più bella è trovare lo sguardo rassicurante di chi lo ama..


Ho provato cosa vuol dire emozionarsi per la "nazzicata" dei propri amici, in una Piazza Carmine al rientro, con una "Madre dei Dolori" che toglieva il respiro, e realizzare che ci sono valori tra noi "malati" che vanno ben oltre il proprio orticello..

Ho anche capito che una famiglia, legata da un'emozione e da un dolore comune, può farti partecipe del suo momento e rendere una Processione meravigliosa anche se non sei vestito.

Ecco, se fossi capace, a chi non si spiega le nostre lacrime vorrei, come in un flashback, mostrare questi momenti, vorrei farli vivere dal di dentro, non per motivi particolari ma solo per regalare le emozioni che solo a noi, privilegiati e animati dalla passione per queste cose, è concesso vivere.