martedì 3 maggio 2016

Claudio Capraro

In una via Massari ancora in ombra, dopo esserci scaldati al sole in via Anfiteatro, quando ormai eravamo quasi al termine della processione, solo in quel momento ho realizzato che dopo la emozionante esperienza dello scorso anno, eravamo tornati al percorso usuale.

Ed era stato un bel ritorno, ciascuno con i suoi punti di riferimento, le vie familiari, i luoghi legati a ricordi particolari. Era stato come tornare a casa, dopo un avvenimento eccezionale e pregno di significati, ma che ha nel fare ritorno alle cose ed ai luoghi abituali, uno dei suoi aspetti più rassicuranti.
La processione dei Sacri Misteri del 2016 resterà nei ricordi di ognuno per motivi differenti, sicuramente questo del ritorno alle via del borgo sarà comune a tutti.

Ripercorrere via D’Aquino sferzata dal vento freddo e con le transenne strette per permettere ai fedeli di poter stare il più vicino possibile alle statue. Gli incroci familiari; quello di via Giovinazzi che sei appena all’inizio, senti forte la fatica e pensi: “je pesande u’chiumme!”. Via De Cesare, i cordoni sostituiscono le transenne, lo spazio si allarga. Via Acclavio, è prossimo il primo cambio di posizione tra i portatori. Piazza Immacolata, gli spazi diventano più ampi, facciamo attenzione a restare ordinati prendendo come riferimento chi ci precede ed ascoltando i consigli di chi ci accompagna. Il vento che arriva da via Berardi ti taglia la faccia e chi ha il cappuccio calato sul volto riesce appena a riparsi, ma il freddo lo avverte comunque.

Si procede, il percorso è il solito, quello di sempre per chi è nato dalla metà degli anni ’60, quando la grande insegna della Standa che appariva al di sopra delle palme al centro della piazza rappresentava un primo, ideale, traguardo. Via Pupino, la folla sembra diradarsi ma è solo una impressione perché in via Nitti è di nuovo tanta. A via Cavallotti la grande insegna Coin è lì a un passo. Al freddo non ci si abitua. Via Duca degli Abruzzi, altro cambio di posizione. Stacca i cuscini, sposta i tacchetti e le lingue in un vortice frenetico di mani e di braccia che si adoperano sapientemente; la statua regge sulle forcelle, un occhio a chi è davanti che intanto si allontana.
Via Regina Elena, si gira a destra, siamo quasi alla sosta. Si entra: una marcia per due simboli, quest’anno si ripete una esperienza fatta lo scorso anno in Cattedrale, San Francesco è aperta ai fedeli, le statue entrano sulle note della Via Crucis. Marinosci e Metastasio fanno fare gli straordinari al coro, non si finisce alla 5^….

E poi quando esci trovi, dopo un anno di assenza, via Anfiteatro e non so perché, non so come, è lì che la processione tocca, per chi vi partecipa ma anche per tanti che la osservano, uno dei suoi momenti di maggiore intensità. Intensità che spesso coincide con maggiore lentezza, addirittura lunghi momenti senza avanzare di centimetri. Le bande suonano in maniera alternata a due a due, spesso le marce si fondono, il vento unisce le note del complesso che hai vicino a quelle provenienti da quello più lontano. Termina l’esecuzione la banda che hai davanti, chiami forcelle, la spalla è indolenzita e senti il formicolio del sangue che pulsa, ma nemmeno un momento e la banda che è alle tue spalle attacca: “nguè!”. Ma te li godi tutti quei momenti perché se anche sei stanco, sai che poi tra qualche ora, tra qualche settimana, li rimpiangerai e vorresti essere di nuovo lì sotto.
Ripercorri al contrario gli incroci fatti prima e man mano il buio della notte diventa sempre più chiaro. In via Pisanelli è quasi giorno e allora speri che il sole diventi man mano più forte e possa scaldarti, possa toglierti di dosso il freddo della notte che non ci sono maglie di lana, indumenti tecnici di ultima generazione e consigli di qualunque tipo che possano scaldarti quando la notte è fredda come quella di questo 2016.

Si prosegue, alternandosi di posizione sotto le statue, chiamando la “mazza” per poter andare dall’amico che si è aggiudicato le sdanghe e prendere il suo posto per qualche minuto. Le strade si popolano nuovamente, donne e bambini scomparsi nella gran parte durante la notte si reimpossassano della processione.

Siamo in piazza Carmine, anche via Massari l’abbiamo percorsa. Ci separano gli ultimi metri dal rientro, gran parte della processione è già dentro. Ci siamo. Ognuno di noi durante la notte avrà fatto tanti pensieri: freddo, stanchezza, peso, gli anni che … mannaggia ogni volta ce ne è uno in più e si sente… ma adesso i dubbi sono svaniti. Siamo arrivati fin qui, siamo dentro e poggiate le statue sui cavalletti, ringraziamo la Vergine, ringraziamo nostro Signore per averci permesso tutto questo.

ph.Naldi Schinaia e Federica Carbotti per Portodimareter