lunedì 16 maggio 2016

Il messaggio di S.E. l'Arcivescovo Mons.Filippo Santoro in occasione della Processione di San Cataldo del 10 maggio 2016.

Carissimi Fratelli e sorelle, si compie per noi oggi il Giubileo della città. 

Nella festa del nostro Patrono è annunciata la speranza non solo per certe categorie di persona, ma per tutta la Città. Giubileo della Città. 

L’Anno della Misericordia irradia una luce su tutti e le porte dell’amore di Dio, simboleggiate dalla nostra Cattedrale, si aprono per tutti. Il cuore di Cristo non esclude nessuno: la grazia del perdono è data anche a chi si fosse allontanato negli anni; anche a chi lo avesse dimenticato o tradito. Per questo passa il Patrono per le nostre strade, perché, in un istante possiamo guardare al Signore e accoglierlo, non in superficie, ma nel profondo dell’essere, nel nostro cuore. 

Desidero semplicemente comunicarvi che innanzitutto è grande la gioia di Dio quando qualcuno torna a lui ed è questa anche la fonte della la nostra gioia. Questo è possibile grazie al ministero di Cristo buon pastore, che va in giro cercando le sue pecorelle e noi abbiamo la grazia di sperimentarlo nella testimonianza viva di San Cataldo.

 Ho ripetuto in questi festeggiamenti che la devozione al patrono deve necessariamente estendersi tutti i giorni dell’anno, confidando nell’intercessione potente del vescovo Cataldo. I nostri avi, hanno custodito le sacre Reliquie non solo a memoria perenne ma perché potessimo nella loro venerazione confidare nell’amicizia e nell’accompagnamento costante del Santo. 

Vi ho invitato spesso ad elevare lo sguardo verso le opere pittoriche della cattedrale che ritraggono San Cataldo. Oltre ad apprezzarne l’inestimabile valore artistico vi invito coglierne lo stesso sguardo dei devoti tarantini che in lui hanno sempre confidato. Non vi sarà quindi difficile invocare san Cataldo come pellegrino del Vangelo La storia ci racconta che san Cataldo si fece pellegrino ai Luoghi Santi. La vita dell’uomo, la nostra vita è un pellegrinaggio che diviene carico di significato solo se indirizzato dalla stella polare che è Cristo “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). San Cataldo Naufrago, accolto in terra straniera.

Il pellegrinare di san Cataldo conosce, ad un certo punto, avvenimenti drammatici che disturbano il percorso. Egli fa naufragio nelle acque del Mediterraneo ed approda alle nostre coste. Questo episodio, dal quale deriverà un cambiamento importantissimo per Taranto, ci fa, però, ripensare alle migliaia di uomini, donne e bambini che ancora in quest’ultimo anno, disperati, hanno attraversato con mezzi di fortuna le stesse acque. Molti, purtroppo, hanno incontrato la morte. La nostra Chiesa diocesana brilla per il suo impegno generoso in piena sinergia con le Autorità che invito, ancora una volta, a garantire un’accoglienza degna, stimolando il Governo nazionale e l’Europa. L’esperienza di dolore e di speranza di questi nostri fratelli “ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito” (Papa Francesco al Centro Astalli in Roma 19. 4. 2016). Ricordavo prima che l’accoglienza dello straniero e naufrago Cataldo significò per la nostra Città un importante cambiamento, faccio mie le parole che Papa Francesco ha rivolto ai profughi ospiti del Centro Astalli: “Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti.

Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra umanità”(ibid.). San Cataldo Padre dei poveri Mi da tanta consolazione il constatare che la nostra arcidiocesi non è rimasta spettatrice della grave crisi economica e delle povertà che si moltiplicano sotto i nostri occhi, ma ha mostrato creatività, coraggio e intelligenza nelle opere di bene e di solidarietà. I grandi lavori di ristrutturazione ed adeguamento del Palazzo Santacroce sono quasi convinto vedranno il loro termine alla fine di questo Giubileo; il Centro di accoglienza per i senza fissa dimora e per le madri in difficoltà resterà – così come ha chiesto il Papa ad ogni diocesi – come il segno concreto della celebrazione di questo anno giubilare della Misericordia. San Cataldo Custode del Creato Il racconto dei citri, tanto caro ai Tarantini ci ispira a invocare San Cataldo in ogni opera di bonifica. Le polle d’acqua dolce che resistono nel nostro mare salato siano la metafora che ogni risanamento possa essere possibile! 

Un risanamento che parte dalla Città vecchia, vero tesoro e cuore malandato, ma ancora vivo della nostra città. Lì dove possiamo riconoscere il paradigma di tanti errori, dobbiamo scoprire insieme il teorema delle soluzioni e della ripartenza. San Cataldo ridona la voce ad una pastorella muta. Egli ci doni di essere come Lui: voce degli ultimi; il cui grido molto spesso è inascoltato a causa della “chiusura e indifferenza della nostra società” (papa Francesco). San Cataldo è protettore degli operai, perché uno dei suoi miracoli è proprio la vita ridonata ad un muratore. Lo invochiamo per tutti i lavoratori di Taranto. 

Camminando per queste strade ho benedetto i negozi portando nel cuore sia quelli che lavorano e i tanti che non hanno lavoro o rischiano di perderlo e qui ricordo gli operai di Isola Verde. Per tutti è la mia preghiera, l’interesse e la vicinanza. San Cataldo è sostegno delle famiglie, come lo contempliamo in un affresco del De Matteis, mentre dona ascolto e conforto ad una mamma disperata. A lui che è stato il costruttore della grande famiglia ecclesiale diocesana vogliamo affidare le nostre famiglie, le famiglie cristiane. “Invito, ancora, la comunità ecclesiale tarantina ad annunciare senza timidezza e confusione l’Amoris laetitia, la gioia dell’amore nella famiglia cristiana.

 Il vangelo sulla famiglia: è la buona novella dell’amore divino che va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare”. Cari tarantini nel discorso alle istituzioni per la consegna dell’effige del patrono ho voluto sottolineare che questa statua la consegno a ciascun tarantino, perché simbolicamente ognuno capisca che la santità appartiene a tutti, e che questo Giubileo della Misericordia ci rinfranchi e ci incoraggi tutti. Anche nella vita sociale, non rassegnatevi; ciascuno faccia la sua parte!

 E vi rivolgo un invito: anche nelle difficoltà, proprio per poterle superare, siate con me testardi nella speranza! Vi abbraccio tutti e nel nome del Signore e del nostro patrono San Cataldo vi benedico.

Filippo Santoro,
Arcivescovo.