giovedì 19 ottobre 2017

Gabriele Fanelli

E’ un Sabato.
Un Sabato del tuo vivere quotidiano: il tuo lavoro, quel bacio di sfuggita dato a tua moglie, la spesa da fare per il giorno dopo.

L’inizio dell’anno sociale è lì ad uno schiocco di dita ed ogni giorno, nell’imminenza di ciò, corri a dare una sbirciata in armadio al “vestito della festa”, per rinnovare l’animo con l’inebriante attesa che pervade quel pensiero con cui calerai sulle tue scapole il tuo “DECOR CARMELI”.
E’ un Sabato normale dunque.

Ma una vibrazione d’un tratto, forse in sintonia con quella del tuo cuore, ti destabilizza. Essa recitava cosi:” Carissimo Fratello il Priore ti invita a reggere le sdanghe del quadro della Madonna di Pompei durante la Processione di domenica 8 ottobre p.v…..”.
Non c’è emozione che tenga, il messaggio richiede una gradita conferma che tu sai già di aver dato con tutto te stesso. Un giubilo, ora da affidare all’abbraccio caloroso della tua famiglia, dei tuoi fratelli ma soprattutto da affidare alla nostra “MAMMA”.

Ora è una Domenica. LA NOSTRA DOMENICA.
E non c’è bisogno che vi dica che è diversa dalle altre. Provate voi a darlo per scontato, in un periodo in cui la mercificazione dei sentimenti è all’ordine del giorno. Ripeti in continuazione il memorandum degli indumenti da portare in valigia e provi a dimenticare il cappello che oggi non ti servirà. Un’ultima lustrata alle scarpe e al cingolo tintinnante e in men che non si dica, ti ritrovi in un’atmosfera silente, inedita. La “nostra casa” ha un certo fascino da questa prospettiva; chiusa, raccolta nell’operatività di chi con dovizia cura i minimi particolari con compito assiduo ormai da tempo. Le scarpe, prima lustrate ora sono ai tuoi piedi, il momento del “PESO” è arrivato. Vedete, le sdanghe hanno in dote questo carico “lieve e sommesso” gravante sui sorrisi e sulla commozione di quei Fratelli che sono che sono li con te pronti ed emozionati, in attesa di un cenno che sa di tradizione. “Prò? Nguè!!!”.
D’ora in poi sarà uno sciorinare di sensazioni che festosamente si uniranno alle marce trionfali suonate appena poco dietro di te.

La tua vita da confratello sarà un incedere costante e passionale di questi momenti; intensi, belli, piacevoli come quel venticello caldo di Ottobre che lambiva le nostre facce "tese" ma colme di gioia.
Eccola qui confratello la tua "famiglia" che con perizia si faceva carico delle “emozioni” che tu provavi per la prima volta: i cerimonieri e gli economi, custodi "tenaci e umili" di tradizioni e tecniche che mai ci hanno fatto mancare il loro supporto e i loro consigli che per noi novizi sono cimeli di inestimato valore; le nostre forcelle che hanno saputo con la loro fermezza, la loro esperienza e le loro rassicurazioni, sostenere le incertezze durante il nostro cammino "cadenzato", orgoglioso e talvolta non appropriato. E poi noi, Fratelli di sdanga ma sostanzialmente espressione di quello scapolare, rappresentazione emblematica della nostra vita chiamata "Arciconfraternita".

Bisogna avere il cuore "pronto", per comprendere le nostre emozioni. Con orgoglio smisurato.