mercoledì 19 febbraio 2014





Luigi Secondo



Il Giovedi Santo è uno dei giorni più attesi per ogni confratello e per chiunque è amante dei riti della Settimana Santa tarantina; in quel giorno non si fa altro che guardare l'orologio per aspettare che arrivino finalmente le 15.00 quando il portone centrale e la porticina della sacrestia della chiesa del Carmine si apriranno e ''i Perdune'' torneranno a riempire le strade della Città Vecchia e del Borgo.

Il pellegrinaggio del giovedi ha origini antichissime, ancor prima dell'inizio delle Processioni della Madonna e dei Misteri.

Nel XVI secolo la nostra città era piena di pii sodalizi, e i confratelli uscivano con il proprio abito di rito per andare nelle varie chiese ad adorare quelli che ancora oggi erroneamente chiamiamo “Sepolcri''. Doveva essere davvero bello vedere tutte le Confraternite in giro per le vie del borgo antico, ognuno con la propria mozzetta, ognuno legato alla propria Confraternita ma con il desiderio comune di adorare Nostro Signore.

A distanza di anni gli unici ad avere ancora il privilegio di uscire in pellegrinaggio sono i Confratelli del Carmine, che nel pomeriggio del Giovedì Santo si dividono tra Città Vecchia e Città Nuova.

Le poste della Città Nuova andranno a far visita alle chiese di San Francesco da Paola , del SS.mo Crocifisso e San Pasquale Baylon , mentre quelle del centro storico visiteranno la Cattedrale di San Cataldo, e le chiese di San Domenico e San Giuseppe, ed entrambi i gruppi terminaneranno il loro pellegrinaggio con l'adorazione eucaristica nella chiesa del Carmine.

Ricordo benissimo il mio primo pellegrinaggio ero emozionato, agitato e anche impaurito; quella paura di sbagliare un movimento o un gesto, volevo che il mio pellegrinaggio fosse perfetto, perfetto come lo era stato per tutti i miei fratelli prima di me. Il mio primo anno scelsi il pellegrinaggio in Città Nuova perché nato appunto tra le vie del Borgo nuovo; lo sentivo come un dovere nei confronti di quelle che erano le strade della mia infanzia.

Fu una grandissima emozione i miei piedi scalzi accarezzavano la strada e il mio cappuccio mi rendeva anonimo nei confronti dei passanti e della gente che mi guardava, ricordo il volto dei bambini incuriositi ed un po’ impauriti, mi rivedevo in loro quando anch'io in tenera età ero ignaro di quello che questi uomini incappucciati facessero.

Ma sicuramente l'emozione che può trasmettere il pellegrinaggio in Città Vecchia è ancor più forte, sembra davvero di fare un salto nel passato, un salto dove tutto ebbe inizio, sembra di esser trasportati nella Taranto di una volta, le vie della Città Vecchia si ripopolano di curiosi e di fedeli e in quei momenti sembra che nulla sia cambiato.

Emozioni che solo l'altare della reposizione di San Domenico ti può trasmettere con il saluto alla Mamma di tutti, quella Mamma che dopo poche ore scenderà in processione.

Sicuramente il punto principale dei nostri riti sono le due processioni ma non riuscirei mai e poi mai a pensare alla Settimana Santa senza il pellegrinaggio, e anche la stessa città è molto legata a questo, infatti già dalle prime ore del pomeriggio numerosi fedeli aspettano con ansia, dopo un lungo anno di attesa, l'uscita delle “poste”.
Si inizia a sentire il tintinnio delle medaglie, nella piazza cala il silenzio, il portone si apre e finalmente il rito ha inizio: Buona Settimana Santa.