venerdì 7 febbraio 2014



Luca Tegas

Francesco Antonio Domenico Pasquale nasce a Taranto, sul pendio La Riccia, in uno dei tanti bassi della Città Vecchia, il 16 novembre, da Cataldo Pontillo e da Grazia Procaccio. Correva l'anno 1729, sindaco della città era Mario Ungaro, Arcivescovo Mons. Fabrizio Di Capua.

All'età di dieci anni riceve la Cresima e la prima Comunione, ma ha già conosciuto il peso del lavoro aiutando il padre nei mestieri di felpaio e di cordaro.
A 18 anni resta orfano del padre e deve provvedere con il suo lavoro a mantenere la numerosa famiglia. Intanto il giovane trova tempo e modo per raccogliersi in preghiera nella chiesa di San Michele, in via Duomo. Nasce nel suo animo la vocazione religiosa che egli intende vivere alla scuola religiosa francescana nella semplice mansione di frate laico

In seguito la madre convolò a seconde nozze, fra il dispiacere di Francesco, ma i disegni di Dio erano ben definiti, il patrigno conquistato dalle sue virtù, lo liberò dal peso della famiglia, dandogli la disponibilità dei suoi guadagni, facilitandogli così l’attuazione del suo sogno di farsi religioso.

Accertatosi della vocazione a entrare nell'Ordine Francescano, il giovane Pontillo, nel 1974, a venticinque anni, entrò nel Convento degli Alcantarini di Galatone, assumendo il nome di Egidio della Madre di Dio.

Il noviziato fu duro, come ha raccontato un suo biografo, Michele Torro, che comunque il frate superò tranquillamente, tant'è che l'anno successivo potè esprimere la sua professione religiosa: nell'occasione cambiò il nome e si chiamò Egidio Maria di San Giuseppe.

Viene mandato a Squinzano dove fa il cuoco del convento, quindi, nel maggio 1759, a Napoli, dove, prima in un convento, poi in quello di San Pasquale a Chiaia, gli vengono affidati sempre compiti umili ma importanti per la vita comunitaria, il portierato (secondo le regole degli Alcantarini, veniva affidato al migliore dei fratelli laici, perché dal comportamento del portinaio, spesso ne derivava la stima ed il buon nome dei frati) e la questua.

L’accoglienza, la pazienza, la carità che aveva verso i poveri, che nella grande città erano numerosi e affluivano giornalmente alla porta del convento, fecero sì che il suo nome e le sue virtù, venissero esaltate dagli stessi poveri che le diffusero per tutta Napoli.

Tutti prendevano da lui una parte della sua intima pace e l’appassionato consolatore, se ne tornava al Convento col cuore pieno di pianti e pene e così andava a piangere di notte, dopo le preghiere del coro, ai piedi della sua ‘Madonna del Pozzo’, venerata con questo titolo in quel convento; implorando la salute per gli ammalati, la provvidenza alle famiglie povere, la pace agli sventurati, il pentimento o il perdono per gli oppressori del popolo.

Divenne molto famoso per i prodigi compiuti. Operava spesso con una reliquia di San Pasquale. Molti di questi prodigi furono poi registrati e descritti nei faldoni relativi al Processo di Canonizzazione.

Profezie, predizioni, guarigioni improvvise, apparizioni di oggetti, frutti, pesci, risuscitazioni, moltiplicazioni di cibi, ecc. lo resero popolarissimo in Napoli, fintanto da renderlo una minaccia di possibili insurrezioni agli occhi degli occupanti francesi.

L'episodio più noto e ricordato è quello della vitellina del convento di San Pasquale. Catarinella, così era chiamata, era molto conosciuta a Napoli in quanto girava tutta sola per le strade con al collo una targhetta con il nome del convento. Questa era solita, poi, la sera tornare da sola presso le mura di casa.

Una sera questo non avvenne e i frati addolorati avvisarono Egidio. Il frate, senza indugi, la mattina seguente si recò dal macellaio della zona e senza tante cortesie gli ordinò di aprire "la grotta", quello che era il frigo dell'epoca. Il macellaio impaurito non mosse alcuna obiezione ed eseguì l'ordine. La vitellina era stata scuoiata e sezionata. Frate Egidio, allora, fece distendere la pelle con tutti i pezzi dell'animale risistemati al loro posto naturale. Ricongiunti i lembi di pelle e tracciando il segno della croce disse: “In nome di Dio e di s. Pasquale, alzati Catarinella e ….al convento”.

La bestia muggì e dopo essersi sistemata sulle zampe riprese a camminare. Lo stupore tra i presenti fu enorme e la vitella fu accompagnata in processione fino al convento.

Sofferente di una grave forma di sciatica, frate Egidio venne colpito da un’asma soffocante e poi da una idropisia di petto. Con lucida rassegnazione e fiducia in Dio e raccomandandosi alla Madonna, morì il 7 febbraio 1812 fra i pianti dell’intera città di Napoli; il suo corpo venne sepolto nella chiesa conventuale di S. Pasquale a Chiaia.

Papa Pio IX il 24 febbraio 1868 lo dichiarò venerabile, mentre papa Leone XIII lo dichiarò beato il 5 febbraio 1888. Il 29 giugno 1919 l’arcivescovo di Taranto, Orazio Mazzella, proclamò solennemente l’allora “Beato Egidio Maria di San Giuseppe da Taranto Compatrono della città per averla protetta dai gravi pericoli della guerra mondiale 1915-18 appena trascorsa” Il 2 giugno 1996, Papa Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a Roma lo canonizzò, attribuendo come "miracolo" la guarigione da "coriocarcinoma uterino" della signora Angela Mignogna, nel 1937.
La processione di Sant'Egidio al Rione Tramontone