martedì 24 giugno 2014

Antonino Russo 

Ho acquistato tempo fa questo testo del Cardinale Carlo Maria Martini (Torino, 15 febbraio 1927 – Gallarate, 31 agosto 2012) biblista ed esegeta, uomo di cultura teologica e di dialogo tra le religioni.

“Questo libro contiene le meditazioni del Cardinal Martini su uno dei brani più celebri e controversi del Vangelo: una provocazione che chiama il lettore a compiere un impegnativo e coinvolgente percorso dell’intelligenza e del cuore attraverso lo scandalo delle beatitudini, vero e proprio ribaltamento dei valori mondani. Un invito a riscoprire con nuova freschezza i valori più profondi su cui fondare il vivere personale e sociale, per ritrovare la possibilità di guardare al futuro con una speranza solida, lontana dalla paura o dal lamento sterile come da ogni vacuo ottimismo; per divenire capaci di scelte coraggiose e autentiche, libere da conformismi che assoggettano agli imperativi delle mode correnti.”

Mi aveva colpito il titolo poiché da almeno 15 anni il Discorso della montagna ha accompagnato il mio cammino di fede a Roma prima e a Taranto poi, al punto di scegliere con mia moglie parte di questo testo come Vangelo delle nostre nozze.

Le Beatitudini rappresentano “il portale” come lo definisce l’autore del Discorso (Matteo, capitoli dal 5 al 7) che Gesù pronunciò probabilmente su una altura vicino Cafarnao.

Ogni volta che Gesù sale sul monte è per vivere una esperienza di relazione forte con il Padre: basti pensare al brano della Trasfigurazione o a quello della Passione. Il monte è idealmente il punto di contatto con il Cielo anche nell’Antico Testamento: Mosè riceve da Dio le tavole della Legge sul monte Sinai mentre Gesù, con le Beatitudini proclama la gioia di un Regno dei Cieli che appartiene ai puri di cuore, ai poveri, ai perseguitati, agli operatori di pace:

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi."

Le Beatitudini sono esplosione di gioia di colui che ha scoperto la forza trasformante del Regno e della resurrezione.

Il Cardinale Martini pone una domanda scomoda: come devo vivere io oggi le Beatitudini? Non certo riconoscendosi necessariamente in tutte le beatitudini ma vivendo la propria personale beatitudine nella luce del Vangelo.

Ad esempio San Francesco considerava “perfetta letizia” (beatitudine, appunto) bussare alla porta di Santa Maria degli Angeli ed essere respinti con insulti e percosse e sopportarlo “pazientemente e con allegrezza e con buono amore”.

La colonna portante del Discorso della montagna è certamente il Padre Nostro, al capitolo 6:




" Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male."

L’autore effettua una analisi rapida (“ci vorrebbero settimane” cita in una omelia) del Padre Nostro che sintetizza in un desiderio ardentissimo che si compia il disegno di Dio su di noi e sul mondo.

Facendo un passo indietro al capitolo 5, ci sono dei versi che dovremmo ripeterci più spesso:

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Consiglio questo libro come spunto per la preghiera personale.

L’augurio che faccio ad ognuno, specie ai più giovani che spesso si sentono smarriti dinanzi alla vita, è che si senta ripetere dal Signore queste parole: siamo luce del mondo, sale della terra.