Mattia Giorno
Qualche giorno fa, con precisione domenica 8 giugno, la Chiesa tutta ha festeggiato la solennità di Pentecoste. Sin dai primi anni del catechismo siamo stati istruiti riguardo questa festa, il giorno in cui gli apostoli riuniti nel cenacolo hanno ricevuto in dono lo Spirito Santo.
Un dono importante, segno dell’amore profondo di Dio nei confronti dell’uomo, il quale oltre ad aver sacrificato il Suo unico figlio, ha voluto concedere all’umanità così tanta ricchezza. Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio, questa l’infinita Grazia che il Signore ha voluto donarci, per renderci parte viva della Sua comunità, per farci veri testimoni del Suo amore. Se non per questi doni, come potremmo sentirci nella Sua Grazia, come potremmo vivere ed agire da veri cristiani?
In questo giorno così importante per la Chiesa di Dio, che quest’anno è stato protagonista di un evento prezioso, quello della preghiera sulla pace chiesta da Papa Francesco, noi cristiani dobbiamo sentirci più che mai missionari di fede. Dobbiamo ricordare quel momento in cui, alle parole del vescovo intento a porre sul nostro capo il Sigillo dello Spirito Santo, rispondemmo con forza “amen”.
Lo Spirito Santo però non si limita a questo, San Paolo infatti ci mostra come, oltre ai sette doni, vi siano anche nove frutti, nove frutti che scaturiscono dallo Spirito in chi lo invoca: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine e dominio di sé. Ecco come lo Spirito agisce su noi, completandoci e donandoci tutto ciò di cui necessitiamo per diventare membra vive del corpo di Cristo e della Chiesa.
“Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.” (Atti 2,1-4)
Così, come lo Spirito si abbatté sugli apostoli increduli, anche noi dobbiamo sentirci allo stesso modo, per divenire missionari della Chiesa, ed avere il coraggio di portare in ogni tempo e in ogni luogo il Vangelo e la Grazia della salvezza di Cristo.
“Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?” Queste le grandi opere dello Spirito, questo è il momento in cui nacque la vera Chiesa di Dio, quella delle genti, quella dei popoli riuniti sotto un unico amore. Gli apostoli ebbero in dono la forza di testimoniare a tutti i loro fratelli quali erano state le opere del Signore, e come loro anche noi abbiamo il dovere di vivere ogni giorno in maniera missionaria.
La nostra Arciconfraternita costantemente si mette al servizio della comunità, cercando di renderla migliore nel nome di Dio. Con essa molti sono i confratelli che nel loro piccolo si donano e contribuiscono per edificare una vera comunità di fratelli. Le cose che sono state fatte sono tante, le cose che assieme possiamo e dobbiamo fare sono ancor di più. Dobbiamo sentirci gli uni al servizio degli altri e vivere pieni di Spirito e di Grazia.
Anche le nostre processioni ed i nostri riti sono forma di evangelizzazione, momenti di preghiera e di vicinanza a Dio. Stringiamoli a noi e lavoriamo perché diventino sempre più un messaggio di speranza, perché Cristo muore, risorge e ci dona assieme al Padre tutto il suo amore e la sua forza mediante lo Spirito Santo, che è trino ed è misericordia.
Sentiamoci tutti costantemente illuminati dalla fiamma dello Spirito, perché sia luce viva sul nostro cammino da cristiani. Il nostro essere carne e facili prede del peccato non sia fonte di timore, perché quando invocato, lo Spirito di Dio tuona su noi ed illumina la nostra strada.