Valeria Malknecht
«Questo è il privilegio per te e
per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo».
“L'abitino della Vergine
ci rifulge sopra il petto,
ci difende contro l'impeto
del serpente maledetto:
ci sta provvido sul Cuore
pur nell'ora del dolore”
La devozione alla nostra Titolare, Maria Santissima del Monte Carmelo, non si esprime soltanto attraverso la preghiera, il rito della processione del 16 luglio o le altre celebrazioni a Lei dedicate (come quella, appena passata, della settimana carmelitana).
In particolare, l’attaccamento di noi confratelli e consorelle alla Vergine del Carmelo è fatto anche di simboli che affondano le radici nella storia e che, come direbbe il Priore, si innovano nella tradizione.
Il simbolo per eccellenza che ci lusinga di essere Suoi figli e di appartenere a Lei, per quanto indegni di esserlo fino in fondo, è il nostro amato Scapolare.
La tradizione vuole che la S.S. Vergine apparve a san Simone Stock il 16 luglio del 1251 e che, in quell’occasione, gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, ossia spalla) con la promessa che, a quanti l’avrebbero indossato con fede, avrebbe concesso il cosiddetto “privilegio sabatino”, ossia l’abbraccio della Vergine Maria nel primo sabato dopo la morte.
Da allora, sino ai nostri giorni, il culto alla Vergine si è arricchito di simbologie nuove, ma sempre rispettose della tradizione.
La promessa di restare Suoi figli e di ricevere in dono la Sua protezione attraverso lo scapolare, si è espressa nel tempo non solo attraverso il culto e la preziosa fattura di una stoffa, ma anche attraverso l’arte.
Lo Scapolare. Il Nostro Scapolare.
Lo ritroviamo nell’antica tavola conservata sull’Altare Maggiore della nostra Chiesa la quale, a volte, è ingiustamente offuscata dall’attenzione che si è soliti rivolgere alla bellissima statua della Vergine.
In pochi sanno che quella preziosa tavola seicentesca è una delle più antiche testimonianze del culto carmelitano nella nostra città.
Preziosa al punto tale, da essere uno dei 55 esemplari presenti al mondo.
Lo ricordiamo per l’attaccamento che aveva verso di lui San Giovanni Paolo II, molto devoto alla Madonna del Carmelo e di cui conserviamo una preziosa testimonianza nella nostra Chiesa, quando si raccolse in preghiera proprio davanti a quell’antica effige.
Karol Wojtyla era legato tantissimo a quell’abitino, tanto che lo indossava anche al momento dell’attentato del 13 maggio 1981 e non se ne volle separare nemmeno in sala operatoria.Lo osserviamo sorretto anche dalle manine di Gesù quando guardiamo la statua della nostra Vergine.
Lo viviamo indosso, ogni volta con emozione e rispetto, quando partecipiamo alle funzioni religiose e ai nostri riti.
Lo leggiamo ogni volta con amore quando volgiamo lo sguardo agli scapolari dei nostri confratelli: Decor Carmeli e lo ricordiamo anche nella preghiera quando sussurriamo … “Madre e Decoro del Carmelo”.
Lo vestiamo con fede anche noi consorelle, benché sia diverso e meno personalizzabile di quello dei confratelli.
E dal 16 luglio scorso, i più attenti si saranno accorti che in processione le nuove novizie avevano un nuovo scapolare.
Il Consiglio, infatti, ha deciso di innovarlo, adeguandolo alla tradizione.
Non è stato cambiato lo stemma araldico dello scapolare, che da sempre identifica l’Arciconfraternita. Bensì è stata modificata soltanto la grafia per adeguarla a quella araldica dell’antico stemma e che ritroviamo scolpita, fra l’altro, nel presbiterio della nostra chiesa.
Come un segno sulla pelle, come un amore che portiamo nel cuore, come un segreto prezioso da custodire, così il Nostro Scapolare è parte di noi e del nostro esistere, come se fosse quasi una seconda pelle.
Ci unisce alla nostra Madre del Carmelo in un legame indissolubile, incancellabile, inspiegabile.
“Vergine del
Carmelo, non ci staccar da Te. Guidaci tutti al Cielo,noi ti seguiam con fè”
Decor.