“[…] Poi gli si avvicinò una donna che reggeva un bambino al seno e chiese: “Parlaci dei figli”.
“I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non potete seminare in loro i vostri pensieri.
Potete erigere case per i loro corpi, ma non per le loro anime, perché le loro anime dimorano nella casa del domani che neppure in sogno potete visitare.
Potete cercare di essere simili a loro ma non sforzatevi di renderli simili a voi.
Perché la vita torna sui suoi passi e non le piace risiedere nella dimora di ieri.
Voi siete gli archi e i vostri figli sono le frecce vive scoccate lontano.
L’Arciere scruta il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi piega e vi tende affinché le sue frecce corrano veloci e lontane.
E perciò fatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere;

Kahlil Gibran – tratto da “Quando l’amore vi chiama, seguitelo”
Quando il nostro sguardo incrocia per la prima volta quello dei nostri figli, la preghiera di ringraziamento a Dio Padre nasce spontanea dal cuore e si manifesta con la commozione del nostro volto, con il nostro sorriso.
Quando afferrano con la loro manina parte del nostro dito, comprendiamo il loro essere piccoli e indifesi.
Quando cercano sin dai primi istanti il seno materno, il pensiero va’ a tutte le mamme del mondo e alla Vergine che allo stesso modo ha nutrito Gesù rendendo da subito il Figlio di Dio bimbo come i nostri.

I figli sono una benedizione: non “capitano” perché l’amore di Dio non capita ma piuttosto abbonda verso l’umanità.
Preghiamo per i nostri figli e impegniamoci a dare loro il nostro tempo e il nostro esempio senza aspettarci nulla in cambio, con la stessa gratuità con la quale Dio ci ama.