Emanuele Damone
Questa espressione è legata ad una forte emozione, anzi quelle emozioni cosi profonde che le ricordi per tutta la vita.
La nascita di un secondo figlio per esempio. Ma forse noi confratelli siamo coloro che questa frase la ripetono più spesso.
Il conto alla rovescia sul telefono e le cinque Via Crucis hanno lo stesso sapore, unico, ogni anno. La tensione e la preoccupazione nel giorno delle Palme, la gara, la gioia e la delusione. Poi arriva la settimana santa e sali con l'emozione in gola le scale che portano al salone, togli le scarpe e le calze e poggi i piedi nudi sul freddo pavimento.
Le hai già provate queste emozioni ma sembrano del tutto nuove. E allora continui a vestirti con il camice, l'amato rosario, i bottoni della mozzetta, il cappuccio. Sai che questa volta non sarà sul tuo volto per pochi secondi come capita durante il resto dell'anno. E allora il cuore ti batte ancora più forte, come se da un momento all'altro potesse scoppiare.
Sei pronto, a piedi scalzi scendi le scale. È il tuo momento, stai per uscire, arriva da dietro un assistente e dopo due parole ti abbassa il cappuccio. La tensione diventa ancora più forte, e da quei forellini inizi a vedere gente tutta intorno, in quel momento rappresenti Storia e Passione di un popolo forse ormai non troppo devoto.
Non importa se hai già partecipato a questi Riti, l'amore non diminuisce con gli anni, anzi si rafforza. Ma le sensazioni, quelle rimangono sempre le stesse. Perché la Settimana Santa è il ripetersi di un qualcosa sempre nuovo, di emozioni già provate, ma che hanno un sapore di prima volta. È magia.
Come la nascita di un nuovo figlio.