Valeria Malknecht
Quest’anno la Quaresima è proprio ad un passo da noi.
Vicina, già palpabile, tanto che il 14 Febbraio non farà venire in mente tanto il giorno di San Valentino, quanto l’appuntamento con la prima domenica di quaresima (è o non è anche questa una forma d’amore?).
Ci siamo lasciati alle spalle un 2015 particolare. Ognuno di noi ha ancora in mente il nazzecare delle statue fra i viicoli della città vecchia, il troccolante che attraversa il ponte girevole, la cattedrale di San Cataldo che nel cuore della notte ha insolitamente accolto confratelli e fedeli.
Con questi ricordi e queste emozioni su ciò che è stato, ci ritroviamo ancora una volta a vivere l’attesa.
L’attesa è forse la parte più interessante del nostro vivere.
Se ci soffermiamo a pensare ad alcuni momenti della nostra vita, ci renderemo sicuramente conto di quanto sia stato bello “quell’attendere”.
Penso ad una sposa che, nella cura a volte maniacale dell’organizzazione del proprio matrimonio, attende il suo giorno con trepidazione.
Penso ad una donna che vede e sente crescere dentro di sé una vita nuova e alla sensazione di protezione e “di essere già madre” che si innesta in lei non appena sa di essere incinta.
Penso, quindi, anche ad un padre che, nell’anticamera di una sala parto, attende di conoscere suo figlio.
Penso ad un giovane studente, alle prese con gli esami o con la scuola, che freme ed attende di diventare grande e di poter camminare da solo nel mondo.
Penso ad un uomo in cerca di lavoro o che ogni giorno combatte di mantenerlo, in attesa di conoscere il proprio futuro.
E penso, infine, all’attesa di conoscere l’esito di un referto, di sapere come è andato un intervento chirurgico.
I momenti di attesa probabilmente sono quelli che segnano di più la nostra vita.
Perché in molti casi la parola attendere si fonde con altri significati: prendersi cura, avere aspettative, essere preoccupati, pregustare un momento di pura felicità.
Ebbene, per chi ama e sente proprie le nostre tradizioni pasquali, anche l’attesa della nostra Quaresima si colora di significati sicuramente più profondi rispetto al mero scorrere dei giorni su di un calendario.
Anche in questo caso, attendere significa prepararsi, proteggere, preoccuparsi.
E, come accade nella vita di ciascuno di noi, l’attesa diventa forse il momento più importante da vivere, a volte “quello che ti godi di più”, perché poi quando il momento arriva ci si rende conto che è già scivolato via troppo in fretta.
Ecco che allora si preparano le basi delle statue, ci si prende cura dell’organizzazione della processione, ci si prepara anche spiritualmente alle emozioni che verranno.
Ed ognuno di noi, quando Quella Madre varcherà quel portone e quando Quel Figlio indugerà lento fra le strade del nostro borgo, offrirà a quel Cuore trafitto e a quelle Piaghe le attese del proprio quotidiano … di un figlio, di un lavoro, di una aspettativa di salute e di felicità.
mercoledì 3 febbraio 2016