martedì 23 febbraio 2016

Luciachiara Palumbo 

Un cuore incappucciato palpita di emozione quando nel pomeriggio luminoso della prima Domenica di Quaresima risuonano le note della prima marcia funebre “ufficiale” dell’anno.


I confratelli più anziani muniti di libretto, quelli più giovani muniti di commozione si radunano per quel momento di straordinaria bellezza che, con quei suoni così vicini alle marce, trasporta le menti in una dimensione tutta interiore in cui per poche ore i problemi sembrano svanire... Che legame unisce i Riti della Settimana Santa alle stazioni di Padre Serafino Marinosci? 

Un orecchio molto attento avrà sicuramente fatto caso alla ripresa di motivi musicali caratteristici di alcune marce funebri all’interno della nostra Via Crucis… Un esempio molto chiaro è la cadenza del “Teco Vorrei” nel punto in cui il coro sta per entrare. 

Quelle stessissime note caratterizzano la fine della famosa “Convento” di Consenti. Allora ho voluto cercare una possibile spiegazione avendo la ferma convinzione che suoni di questo tipo possono provenire solo da menti appassionate ed in un modo o nell’altro legate a quel sapore meridionale per non dire tarantino. In una bella chiacchierata con un amico corista ho avuto il piacere di leggere la biografia del nostro tanto amato Marinosci e ho quindi compreso come potesse conoscere o farsi influenzare dalle tradizioni popolari. Francesco, in seguito frate Serafino, nato a Francavilla Fontana nel 1869 divenne sacerdote nella Chiesa di San Pasquale in Taranto dove riprese gli studi musicali a cui si era interessato già nel suo paese di provenienza. 

Fu proprio nella nostra città che egli musicò le parole struggenti della passione di Gesù, scritte molto tempo prima da un altro importantissimo personaggio storico, Pietro Metastasio. Accanto alle quattordici stazioni e all’introduzione, ideate non per coro ma per solisti egli compose “Alla Vergine Desolata” che un tempo anziché concludere la Via Crucis, la introduceva. La prima esecuzione di questo meraviglioso quadro musicale che ci permette di immaginare ogni tratto, ogni scena della Passione avvenne nella maestosa Chiesa di Santa Croce a Lecce nel 1895.
In un molto più recente 1976 con la nascita del coro Monte Carmelo, le composizioni sono state riadattate dalla professoressa Anna D’Andria per più voci in una struttura particolare che vede l’esecuzione di sette brani grandi e sette brani piccoli (Padre Serafino Marinosci aveva ideato per ogni stazione due versioni musicali, una lunga ed una breve). Ancora oggi a distanza di decenni l’effetto dei suoni generati dall’organo a ripresa delle martellate, dei dolori atroci, del peso della croce, del tremolio di un monte sconvolto ci lasciano senza parole… 

La musica riesce a riprodurre fedelmente più di ogni altra cosa l’evento più famoso di tutta la storia e ha il potere di trasportarci duemila anni indietro per poter cambiare una sorte già compiuta e destinata ad essere tale… Avremmo mai avuto davvero la forza di contrapporci a quell’orrenda ingiustizia? O forse è solo un nostro desiderio che nasce dal vedere così lontano nel tempo quella morte?