Antonino Russo
C’è un filo conduttore tra il
Giubileo del 2000 e il Giubileo della Misericordia che stiamo vivendo, è un
filo che lega Papa Giovanni Paolo II a Papa Francesco. Giovanni Paolo II, così
tanto devoto alla Madonna del Carmelo (indossava lo scapolare anche il 13
maggio 1981, quando subì l’attentato a San Pietro e non volle toglierlo neanche
durante l’operazione) scrisse nel 1980 la Lettera Enciclica “DIVES IN
MISERICORDIA” incentrata sulla Misericordia Divina.
Il primo punto dell’enciclica
parla della “Rivelazione della misericordia” e il Papa cita un giorno a noi
confratelli tanto caro ovvero il giovedì Santo, giorno in cui viene istituito
il Sacramento dell’Eucarestia. Scriveva Karol Wojtyla:
«Dio ricco di misericordia» (Ef 2,4) è colui che Gesù Cristo ci ha rivelato
come Padre: proprio il suo Figlio, in se stesso, ce l'ha manifestato e fatto
conoscere. (Gv 1,18) (Eb 1,1) Memorabile al riguardo è il momento in cui
Filippo, uno dei dodici apostoli, rivolgendosi a Cristo, disse: «Signore,
mostraci il Padre e ci basta»; e Gesù così gli rispose: «Da tanto tempo sono
con voi, e tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto me, ha visto il Padre».
(Gv 14,8) Queste parole furono pronunciate durante il discorso di addio, al
termine della cena pasquale, a cui seguirono gli eventi di quei santi giorni
durante i quali doveva una volta per sempre trovar conferma il fatto che «Dio,
ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti
che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo». (Ef 2,4)
Il secondo punto dell’enciclica tratta
della “Incarnazione della misericordia”. Il Santo Padre ora si rivolge al
rapporto tra l’uomo e il creato e già trentacinque anni orsono il Papa si
riferisce a “molteplici minacce che oltrepassano di molto quelle finora
conosciute” e cita anche l’enciclica Gaudium et Spes promulgata dal papa Paolo
VI l'8 dicembre 1965, l'ultimo giorno del Concilio Vaticano II:
«La mentalità contemporanea, forse più di quella dell'uomo del passato,
sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita
e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia. La parola e
il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo, il quale, grazie
all'enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto
nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (Cfr. Gn
1, 28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e
superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia. A questo
proposito possiamo, tuttavia, rifarci con profitto all'immagine «della
condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo» qual è delineata all'inizio della
Costituzione Gaudium et spes. Vi leggiamo, tra l'altro, le seguenti frasi:
«Stando così le cose, il mondo si presenta oggi potente e debole, capace di
operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della
libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o
dell'odio. Inoltre, l'uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le
forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli»
Il terzo punto è intitolato: “Quando
Cristo iniziò a fare e ad insegnare” Il Papa ricorda che l’evangelista che
tratta particolarmente il tema della Misericordia nell'insegnamento di Cristo è
Luca che nel suo Vangelo della Misericordia cita numerose parabole:
«Gesù fa della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione. Come al solito, anche
qui egli insegna innanzitutto «in parabole», perché queste esprimono meglio l'essenza
stessa delle cose. Basta ricordare la parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32), oppure quella del buon
Samaritano (Lc 10, 30-37), ma
anche - per contrasto - la parabola del servo spietato (Mt 18, 23-35). Sono molti i passi dell'insegnamento di Cristo
che manifestano l'amore-misericordia sotto un aspetto sempre nuovo. È
sufficiente avere davanti agli occhi il buon pastore, che va in cerca della
pecorella smarrita (Mt 18,
12-14; Lc 15, 3-7), oppure la
donna che spazza la casa in cerca della dramma perduta (Lc 15, 8-10).»
Merita una considerazione particolare
il nono punto: “La Madre della misericordia”. La Madonna durante la visita
fatta a Elisabetta, moglie di Zaccaria, fa riferimento alla Misericordia di Dio
che di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono. Dice il
Papa che:
«Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale - come
nessun altro -, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in
modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria
partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Tale sacrificio è
strettamente legato alla croce del Figlio, ai piedi della quale ella doveva
trovarsi sul Calvario. […] Maria quindi è colei che conosce più a fondo il
mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia
grande. In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia: Madonna
della misericordia o Madre della divina misericordia […] I suddetti titoli che
attribuiamo alla Madre di Dio parlano però soprattutto di lei come della Madre
del Crocifisso e del Risorto; come di colei che, avendo sperimentato la
misericordia in modo eccezionale, «merita» in egual modo tale misericordia
lungo l'intera sua vita terrena e, particolarmente, ai piedi della croce del
Figlio […] Appunto a questo amore «misericordioso», che viene manifestato
soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo
singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del
Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di
rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è
specialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare
tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua
particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente
l'amore misericordioso da parte di una madre. Questo è uno dei grandi e
vivificanti misteri del cristianesimo, tanto strettamente connesso con il
mistero dell'incarnazione. Questa maternità di Maria nell'economia della grazia
- come si esprime il Concilio Vaticano II - perdura senza soste dal momento del
consenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni
sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti,
assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua
molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna.
Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora
peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano
condotti nella patria beata».
L’intera Enciclica potete leggerla qui: