In un tempo non sospetto, distante qualche mese, dall'entrata nel pieno della preparazione e dell'attesa dei Riti della Settimana Santa, qualche riflessione può essere utile a freddo, sul sensazionalismo, involontario e non richiesto, che spesso si accompagna al tanto attaccato e poco compreso, sistema delle gare per le aggiudicazioni di Simboli e Poste. Con l'intento di comprendere meglio i sentitmenti dei confratelli affrontare l'argomento, può forse aiutarci a comprendere noi stessi e i nostri sentimenti.
Siamo a un “soffio” si fa per dire dalla Settimana Santa, i pensieri si rincorrono talvolta lievi e nostalgici, talvolta pesanti- emozioni allo stato puro, l'attesa spasmodica sembra non finire mai, perchè cominciata la mattina del Sabato santo dell'anno precedente per qualcuno, la sera delle Palme per altri.
Di Settimana Santa si parla sempre, ma di gara quasi mai; dei tic dei confratelli, delle loro strategie -guai a toccare solo lontanamente l'argomento-di quei nostri momenti infiniti e delle emozioni che attraversano tutto il corpo e che alla fine di quella sera, che tu abbia vinto, perso o soltanto osservato – apparentemente indifferente – si è distrutti come dopo una partita di calcio, come dopo una corsa, come dopo ore di lavoro intensissimo.
La gara spossa fisicamente tutti. I colori sono variegati e descriverli è impossibile. La tensione della preghiera prima dell'inizio delle licitazioni, il discorso del Priore, il suono scrosciante della troccola ti fa capire che – ci siamo- non siamo rimasti fuori per sbaglio o colti da un imprevisto accidente (questo fa parte delle ossessioni di coloro i quali cominciano a preoccuparsi di tutto subito prima della gara), siamo seduti su quelle seggiole e ci rimarremo fino a quando l'ultima chiamata non sarà licitata. Il cuore batte forte, in una sola direzione, non pensiamo ai giorni della Settimana Santa adesso, ma solo al momento che si sta vivendo. Chi non ha mai partecipato a questa assemblea non può capire il senso di determinazione e di coralità che si prova in questi momenti.
Poi ci sono i vari modi di prendervi parte: il timido aspetta che tutti si siano accomodati per rimanere fuori ed entrare di rincorsa, il gruppo (squadra) che si siede occupando un'intera fila magari nelle prime, il “disinteressato” (solo apparentemente) che tuona da dietro le proprie chiamate, le squadre compatte ai lati del tavolo della commissione, quelli che chiamano quasi stando fuori dal salone a ridosso delle porte che si trovano alle spalle del tavolo.
I “tradizionalisti” poi, occupano da anni lo stesso angolo, la stessa mattonella, la stessa poltrona, lo stesso spigolo di poltrona. I “fissati” che si mettono dallo stesso lato del tavolo impiedi, anche quando il segretario quell'anno deciderà di sedersi dall'altra parte del tavolo. Ognuno di noi vi prende parte con il suo proprio modo di essere, portando la sua storia personale, quella della propria famiglia, e a ogni modo è unico e degno di essere ricordato e annoverato nelle storie di questo Sodalizio, perchè anche questa è vita di Congrega.
In questa assemblea, per quanto possa sembrare strano, all'occhio di esterni c'è il senso dello spirito confraternale perchè per quanto di li a pochi minuti molte situazioni “aperte” verranno chiuse per sempre, e altre ne accadranno di nuove, in quella preghiera, in quel momento che anticipa la gara siamo un corpo unico e un pensiero unico ci avvolge, è il compimento vero dell'attesa si fa voce e la voce diventa una sola, ci affidiamo a Dio, lui guiderà noi, che lo si voglia o no tutto è già scritto e deciso.
Il tempo si ferma per un istante e siamo lì come un anno prima, ringraziando per il solo fatto di esserci e di poter assistere ad una piccola parte di questo Rito che sta per compiersi ancora e si spera possa continuare anche dopo di noi, come i nostri predecessori prima di noi, quando i tempi erano diversi; ma le tradizioni sono questo pensare a loro che non ci sono più, poi guardare al futuro con la consapevolezza che lasceremo nelle mani di altri custodi, i nostri figli, il nostro tesoro prezioso dal valore insestimabile; tutto quello che succederà in quelle ore è solo di passaggio, ma ciò che resta è eterno e incancellabile si cela dietro le nostre intenzioni, dietro la nostra partecipazione; tutto ciò che si costruirà con le nostre offerte perchè il bene è inestinguibile!
In questa assemblea, per quanto possa sembrare strano, all'occhio di esterni c'è il senso dello spirito confraternale perchè per quanto di li a pochi minuti molte situazioni “aperte” verranno chiuse per sempre, e altre ne accadranno di nuove, in quella preghiera, in quel momento che anticipa la gara siamo un corpo unico e un pensiero unico ci avvolge, è il compimento vero dell'attesa si fa voce e la voce diventa una sola, ci affidiamo a Dio, lui guiderà noi, che lo si voglia o no tutto è già scritto e deciso.
Il tempo si ferma per un istante e siamo lì come un anno prima, ringraziando per il solo fatto di esserci e di poter assistere ad una piccola parte di questo Rito che sta per compiersi ancora e si spera possa continuare anche dopo di noi, come i nostri predecessori prima di noi, quando i tempi erano diversi; ma le tradizioni sono questo pensare a loro che non ci sono più, poi guardare al futuro con la consapevolezza che lasceremo nelle mani di altri custodi, i nostri figli, il nostro tesoro prezioso dal valore insestimabile; tutto quello che succederà in quelle ore è solo di passaggio, ma ciò che resta è eterno e incancellabile si cela dietro le nostre intenzioni, dietro la nostra partecipazione; tutto ciò che si costruirà con le nostre offerte perchè il bene è inestinguibile!