E’ un Sabato.
Un Sabato del tuo vivere quotidiano: il tuo lavoro,
quel bacio di sfuggita dato a tua moglie, la spesa da fare per il giorno dopo.
L’inizio dell’anno sociale è lì ad uno schiocco di
dita ed ogni giorno, nell’imminenza di ciò, corri a dare una sbirciata in
armadio al “vestito della festa”, per rinnovare l’animo con l’inebriante attesa
che pervade quel pensiero con cui calerai sulle tue scapole il tuo “DECOR
CARMELI”.
E’ un Sabato normale dunque.
Ma una vibrazione d’un tratto, forse in sintonia con
quella del tuo cuore, ti destabilizza. Essa recitava cosi:” Carissimo
Fratello il Priore ti invita a reggere le sdanghe del quadro della Madonna di
Pompei durante la Processione di domenica 8 ottobre p.v…..”.
Non c’è emozione che tenga, il messaggio richiede
una gradita conferma che tu sai già di aver dato con tutto te stesso. Un
giubilo, ora da affidare all’abbraccio caloroso della tua famiglia, dei tuoi
fratelli ma soprattutto da affidare alla nostra “MAMMA”.
Ora è una Domenica. LA NOSTRA DOMENICA.
E non c’è bisogno che vi dica che è diversa dalle
altre. Provate voi a darlo per scontato, in un periodo in cui la mercificazione
dei sentimenti è all’ordine del giorno. Ripeti in continuazione il memorandum degli
indumenti da portare in valigia e provi a dimenticare il cappello che oggi non
ti servirà. Un’ultima lustrata alle scarpe e al cingolo tintinnante e in men
che non si dica, ti ritrovi in un’atmosfera silente, inedita. La “nostra casa”
ha un certo fascino da questa prospettiva; chiusa, raccolta nell’operatività di
chi con dovizia cura i minimi particolari con compito assiduo ormai da tempo.
Le scarpe, prima lustrate ora sono ai tuoi piedi, il momento del “PESO” è
arrivato. Vedete, le sdanghe hanno in dote questo carico “lieve e sommesso” gravante
sui sorrisi e sulla commozione di quei Fratelli che sono che sono li con te
pronti ed emozionati, in attesa di un cenno che sa di tradizione. “Prò? Nguè!!!”.
D’ora in poi sarà uno sciorinare di sensazioni che festosamente si uniranno alle marce trionfali suonate appena poco dietro di te.
La tua vita da confratello sarà un incedere costante
e passionale di questi momenti; intensi, belli, piacevoli come quel venticello
caldo di Ottobre che lambiva le nostre facce "tese" ma colme di
gioia.
Eccola qui confratello la tua "famiglia"
che con perizia si faceva carico delle “emozioni” che tu provavi per la prima
volta: i cerimonieri e gli economi, custodi "tenaci e umili" di
tradizioni e tecniche che mai ci hanno fatto mancare il loro supporto e i loro
consigli che per noi novizi sono cimeli di inestimato valore; le nostre
forcelle che hanno saputo con la loro fermezza, la loro esperienza e le loro
rassicurazioni, sostenere le incertezze durante il nostro cammino "cadenzato",
orgoglioso e talvolta non appropriato. E poi noi, Fratelli di sdanga ma
sostanzialmente espressione di quello scapolare, rappresentazione emblematica
della nostra vita chiamata "Arciconfraternita".
Bisogna avere il cuore "pronto", per
comprendere le nostre emozioni. Con orgoglio smisurato.