martedì 22 novembre 2016

Antonino Russo

Roma 22 Novembre del 2000, ore 5:30 del mattino, squilla il cellulare.

Non ricordo se avevo già una suoneria polifonica, sicuramente esistevano ancora i tasti sui telefonini e premetti, con un occhio aperto e uno socchiuso, quello verde per accettare la chiamata.

Dall’altra parte era mio padre che aveva messo su il 45 giri della pastorale, come avveniva ogni mattina di Santa Cecilia sin da quando ero bambino. Nonostante fossi un uomo ormai e lavorassi fuori casa, non poteva mancare questo appuntamento.


Santa Cecilia è indissolubilmente legata alla musica delle bande specie per noi tarantini!

Come abbiamo scritto lo scorso anno (leggi: http://confraternitadelcarmine.blogspot.it/2015/11/santa-cecilia-vergine-e-martire.html), il motivo per il quale Cecilia è patrona dei musicisti sta nel fatto che alcune fonti raccontano che il giorno delle nozze la Santa cantava nel suo cuore:

«Conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa».

A partire dal XV secolo viene raffigurata con uno strumento, in genere un organo portativo ma non si hanno notizie che suonasse uno strumento.

La spiegazione più plausibile di questa rappresentazione di Cecilia sembra quella di una errata interpretazione dell'antifona di introito della Messa nella festa della Santa. Il testo in latino sarebbe: Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar.

In realtà i codici più antichi non riportano questa lezione dell'antifona (e neanche quella che inizierebbe con Canentibus, sinonimo di Cantantibus), bensì Candentibus organis, Caecilia virgo.

Gli "organi", quindi, non sarebbero affatto strumenti musicali, ma gli strumenti di tortura e l'antifona descriverebbe Cecilia che "tra gli strumenti di tortura incandescenti, cantava a Dio nel suo cuore". L'antifona non si riferirebbe dunque al banchetto di nozze, bensì al momento del martirio.

Santa Cecilia (nata a Roma, II secolo – morta a Roma, III secolo) è infatti una martire cristiana che venne condotta dai romani davanti al giudice Almachio il quale, in principio, ne ordinò la morte per soffocamento nel bagno di casa sua.


"La Santa invece di morire cantava lodi al Signore" recita una fonte.

Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, il carnefice vibrò i tre colpi legali (era il "contratto" dei boia per ogni uccisione) e, non ancora sopraggiunta la morte, la lasciò nel suo sangue. Fu Papa Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto.

La Legenda Aurea narra che Papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto».

Con Santa Cecilia si apre il periodo delle feste a noi care, con buona pace dei centri commerciali che già nelle settimane precedenti propongono improbabili atmosfere Natalizie: insegniamo ai nostri figli ad apprezzare e vivere le tradizioni che in quanto tali, non possono prescindere da periodi ben definiti che il calendario della Chiesa ci propone da secoli.

Buon cammino di Avvento.