giovedì 9 novembre 2017

Gabriele Fanelli

L’ambiente intorno a te è sordo, raccolto in un momento intenso che giace sulle preghiere che avanzano sulle bocche dei penitenti. Non ha importanza che sia Pasqua alta o bassa, percepisci sempre le stesse emozioni in quel freddo dell’anima che porta con se il Venerdì Santo.

E’ placido il tuo cuore, attonito, in attesa di lievi melodie che possono rispondere a quel sentimento, a quelle esigenze che vivi solo se sei “consacrato”.

Non hai parole per tutti, non hai parole per te, cerchi solo di essere sincronizzato con quel ticchettio che ha un frastuono incredibile, di passione.

Agiti il crepitacolo, segnale vivo e pulsante del cammino che affronterai per tutta la notte. Guida per i tuoi fratelli, per i fedeli, guida per la VITA
che vincerà la morte di lì a poco.


Ecco ci siamo! Il portone si è aperto, di fronte a te tutte le speranze di un popolo che non vuole arrendersi all’incuria del tempo che ogni anno minaccia questo momento di aggregazione in un mistero senza tempo.

Nazzichi, sai già che le risposte che dovrai dare in questo pellegrinaggio saranno molte, racchiuse e sommesse in quel cappuccio dai minuscoli forellini. Scendi i gradini marmorei e avanzi di mezzo passetto. Vuoi farti sentire e la tua “compagna lignea” è decisa con te in questo. Tra, Tratà……

Appena svoltato l’angolo che ti innesta su Via D’Aquino, tutta la tua vita è lì con te. Ti abbandoni alle note struggenti delle marce, ti abbandoni ai tuoi dubbi che solo la domenica prima pensavi di aver fugato quando con felicità unica ti sei aggiudicato il simbolo del comando.