venerdì 22 gennaio 2016

Giovanni Schinaia


Il cosiddetto “privilegio sabatino” non esiste e tuttavia è autentico! Vediamo perché.

papa Giovanni XXII
Papa Clemente V morì il 20 aprile 1315 e dovettero passare ben 15 mesi prima che i cardinali riuscissero a trovare un accordo per nominare un successore. Durante questo periodo di Sede vacante, al cardinale francese Jacques Duèse, sarebbe apparsa la Madonna. La Vergine avrebbe predetto al cardinale la sua prossima elezione al Soglio pontificio e lo avrebbe invitato a promulgare un nuovo privilegio per l'Ordine carmelitano, la liberazione dal purgatorio nel primo sabato dopo la morte per quanti avessero indossato l’Abito del Carmelo. Il cardinale Duèse fu in effetti eletto papa il 7 agosto del 1316, prese il nome di Giovanni XXII e regnò fino al 4 dicembre del 1334. Da papa avrebbe emanato una bolla – Sacratissimo uti culmine – in cui avrebbe narrato la suddetta visione e avrebbe in effetti promulgato il Privilegio sabatino:

“…tu sancirai sulla terra quello che fu decretato in cielo, che cioè chiunque persevererà nel voto di Obbedienza, castità, povertà, o sarà entrato nell’Ordine, si salverà. E se altri per devozione entreranno in quella santa religione, portando il segno dell’abito santo, con nomi di confratelli o consorelle del predetto Ordine, saranno liberi e assolti da una terza parte dei loro peccati … e se nel giorno in cui essi morranno saranno confinati nel Purgatorio, Io Madre di Grazia scenderò nel sabato dopo la loro morte e quelli che troverò in Purgatorio li libererò, per condurli al Monte Santo della vita eterna.”

Nella stessa bolla, Giovanni XXII specificava anche le condizioni per godere di questa specialissima indulgenza, condizioni che sarebbero state dettate dalla stessa Madre di Dio:

“Devono però i confratelli e le consorelle, recitare le ore canoniche come sarà necessario secondo la Regola data da Alberto; quelli che non sanno recitarla dovranno osservare i digiuni nei giorni prescritti dalla Chiesa e, se non saranno dispensati da qualche giusto impedimento, astenersi dalle carni il mercoledì e il sabato, eccetto il giorno della Natività del mio Figlio.”

Diciamolo subito: perché tutti questi condizionali? Dimostrare la veridicità –non dell’apparizione, che è argomento che sfugge alla scienza storica –ma anche solo dell’esistenza della Bolla di Giovanni XXII è estremamente problematico: i testi che possiamo leggere sono le trascrizioni della bolla, realizzate, le più antiche, in Spagna e in Sicilia non prima degli anni ’20 del ‘400. La somiglianza, anche verbale, con l’indulgenza della Porziuncola concessa un secolo prima all’Ordine Francescano pone degli interrogativi. La stessa datazione della Bolla è sospetta: il 1322 –ma alcuni parlano del 1317– appare quantomeno strana, considerato il fatto che lo stesso Giovanni XXII ha definitivamente approvato la “dottrina” del Purgatorio solo nel 1327. Un’attenta analisi dello stemma codicum, rende possibile ipotizzare una sorta di duplicatio: la data del 1327 si sarebbe “sdoppiata” in successive copiature fra manoscritti in 1317 e 1322. Sappiamo che Alessandro V – fino al 1947 considerato papa legittimo e oggi ritenuto antipapa – nella bolla Tenore cuiusdam privilegii, assicura di aver visionato il testo originale della Bolla. Ma non possediamo nemmeno questo documento. A complicare la ricerca si aggiunge il fatto che nel 1527 i lanzichenecchi dell’imperatore Carlo V, misero a sacco Roma, l’Archivio Laterano fu violato e migliaia di preziosi manoscritti finirono dispersi. È per questo motivo che l’anno dopo, il generale carmelitano, il franco-cipriota Nicola Audet, iniziò a richiedere alla Santa Sede la riconferma di tutti i privilegi dell’Ordine.

È però importante dire che, se sul piano storico il Privilegio Sabatino –come del resto la “grande promessa” fatta a san Simone Stock– pone non pochi problemi, sul piano strettamente teologico e quindi nelle sue conseguenze pastorali, è assolutamente ineccepibile, e quindi inopinabilmente autentico. Anzitutto è autentico in virtù delle continue e costanti conferme pontificie: insieme ai già citati Giovanni XXII e Alessandro V, ricordiamo Clemente VII con la bolla Ex clementi Sedis Apostolicae del 1530 in risposta alla supplica di Nicola Audet; ricordiamo Paolo III e la Provisionis nostrae del 1534; Pio IV e la Cum a nobis del 1561; cinque anni più tardi la Superna dispositione del grande san Pio V; il Concilio di Trento diede una notevole stretta alla disciplina delle indulgenze, ma il privilegio fu confermato anche dopo il Concilio da papa Gregorio XIII con la Ut laudes del 1577, un anno assiale anche per la storia del Carmelo nella città di Taranto; ricordiamo l’approvazione delle lezioni dell’Officium della Madonna del Carmine, con annesse indulgenze, da parte di papa Paolo V nel 1609, dopo le indagini ordinate all’inquisitore san Roberto Bellarmino; ricordiamo poi il decreto di approvazione solenne della Santa Inquisizione nel 1613, che sarà espressamente richiamato da molti papi nei secoli successivi; venendo in tempi più vicini a noi, ricordiamo le approvazioni di san Pio X nel 1910 e Benedetto XV nel 1921; ricordiamo l’autografo di Pio XI del 1922 per il sesto centenario del Privilegio Sabatino e l’autografo del grande Pio XII nel 1950 per il settimo centenario dell’apparizione a san Simone Stock; ricordiamo infine l’approvazione verbale del beato Giovanni XXIII nel 1959 e l’approvazione anche “esperienziale” del beato Giovanni Paolo II che, sin dalla giovinezza, ha sempre indossato il Santo Abitino.

È un elenco di nomi e date, che potrebbe sembrare dettato solo da vuota erudizione, se non tenessimo conto che dietro ogni pronunciamento pontificio e magisteriale in genere, c’è sempre stata un’istanza superiore e trascendente che è la cura animarum di milioni e milioni di fedeli nel corso di quasi sette secoli. La Chiesa, senza mai ripensamenti, ha costantemente impegnato la propria auctoritas per ribadire la validità di un Privilegio che, paradossalmente, proprio per l’incertezza del suo appiglio storico, ha sempre tratto la sua autenticità proprio dal suo valore teologico: quali sono le condizioni che avrebbe posto la stessa Vergine Madre di Dio? Avere una vita di carità e pietà intensa, osservare la castità secondo il proprio stato, e quindi vivere da buoni cristiani, sempre, con coerenza. Ma è proprio questo il significato dell’indossare “giorno e notte” il Santo Scapolare. Rivestirsi fisicamente dell’Habitus Mariae, significa assumersi l’impegno di imitare le virtù della Vergine, sempre, senza eccezioni. Decidere di iscriversi al Terz’Ordine Carmelitano o alla Confraternita, significa, per un laico, assumere l’impegno dell’imitatio Mariae, pubblicamente, davanti alla Chiesa che, nella sua maternità, concede in cambio il sacramentale dell’Abitino, l’onore e l’onere di appartenere alla Famiglia del Carmelo, la Famiglia di Maria. E se un cristiano vivesse davvero nel quotidiano, in famiglia, sul lavoro, a scuola, tutti i giorni l’imitazione delle virtù di Maria, quanto crediamo dovrebbe ragionevolmente rimanere lontano dal Paradiso? Il riferimento al Sabato è un limite simbolico, un quam primum: il sabato è il giorno dedicato alla Madonna, il giorno in cui la Vergine quindi, non può dimenticare i suoi figli.

Ecco allora l’autenticità del Privilegio Sabatino al di là delle dispute filologiche e storiche sulla Bolla di Giovanni XXII che non ci preoccupano perché non abbiamo niente da temere dalla verità; ecco l’autenticità del privilegio del Carmelo: la veste ricevuta da ogni cristiano nel giorno del suo Battesimo, rimarrà bianca, pura per il Paradiso se, per vivere nell’obsequium di Cristo, ci si rivestirà dell’Habitus della sua divina Madre, cioè se ne imiteranno la pietà e la carità, la fede e la speranza, la mitezza e la temperanza.