Gesù Bambino e l'ombrellino processionale
Giovanni Schinaia
Il Gesù Bambino che portiamo in processione il 6 gennaio è accompagnato da un "ombrellino processionale". È una estensione di quanto accade la notte di Natale quando, al canto del Tu scendi dalle stelle, il sacerdote celebrante porta la statua di Gesù Bambino, processionalmente in chiesa, accompagnata dal medesimo ombrellino. Quella di portare l'ombrellino la notte di Natale - e per estensione anche nella processione del 6 gennaio che è una tradizione piuttosto recente - è una prerogativa ab immemorabili del Priore della Confraternita. È capitato talvolta che il Priore abbia ceduto questo posto d'onore ad altri, Priori ospiti o Consiglieri del Sodalizio.
Ora, bisogna riconoscere che, per quanto si tratti di una distinzione onorifica, reggere l'ombrellino in processione comporta un sacrificio non indifferente, che a tratti sconfina nella punizione fisica e, soprattutto, psicologica!! Ma non per il peso o per la scomodità, no.
Ora, bisogna riconoscere che, per quanto si tratti di una distinzione onorifica, reggere l'ombrellino in processione comporta un sacrificio non indifferente, che a tratti sconfina nella punizione fisica e, soprattutto, psicologica!! Ma non per il peso o per la scomodità, no.
Il vero sacrificio consiste nel fare due ore di processione accompagnato, direi quasi litanicamente, da frasi del tipo: "ma a che serve quell'ombrello", "perché portano quell'ombrello visto che non piove?", "ma a chi sta coprendo con quell'ombrello? Lo scout? Il carabiniere? I lumi?", "quanto fastidio che dà quell'ombrello", "il tizio con l'ombrello proprio qua si deve mettere?", "scusi, lei con quell'ombrello, si può spostare che mi viene male la foto?". Oppure le migliori di tutte: "ma non potevano farlo più alto quell'ombrello che non arriva proprio alla statua?" e "ma forse si credevano che stava piovendo?"
Povero ombrello (e povero portatore, dai)! Così ingiustamente bistrattato. E poi non dicono mai:
"l'ombrello", ma è sempre. "quell'ombrello", tanto per rimarcare il più possibile la distanza, non so, tanto per dirne male. E' corto, è scomodo, è inutile, è incomprensibile, è ingombrante, è fastidioso. Insomma, tutti i difetti ce li ha il nostro ombrello... anzi, "quell'ombrello"!
"l'ombrello", ma è sempre. "quell'ombrello", tanto per rimarcare il più possibile la distanza, non so, tanto per dirne male. E' corto, è scomodo, è inutile, è incomprensibile, è ingombrante, è fastidioso. Insomma, tutti i difetti ce li ha il nostro ombrello... anzi, "quell'ombrello"!
Ecco il sacrificio. Ma sono sicuro di essere compreso: a quanti di noi sarà capitato, il Giovedì o il Venerdì Santo, indossando l'abito, di ascoltare le più fantasiose spiegazioni del primo che passa e decide temerariamente di improvvisarsi guida turistica!
Ma torniamo al nostro ombrellino: che dire... soddisfare le inquietanti curiosità di tutti i passanti non sarà evidentemente possibile, ma ci contentiamo almeno di raccontare qualcosa ai pochi Confratelli e Consorelle che vorranno leggere queste righe.
L'ombrellino, con tutta evidenza, ha un valore simbolico e non funzionale. Non serve a ripararsi o a riparare la statua dalla pioggia, allo stesso modo in cui le candele dei lumi non servono a illuminarla, allo stesso modo in cui la luce dei fanali non serve per vedere dove si mettono i passi. Il fatto è che siamo spesso così abituati a valutare gli oggetti e le circostanze della vita quotidiana in termini di utilità pratica e immediata, che ci dimentichiamo che, in un contesto devozionale, o più in generale religioso, abbiamo a che fare con segni e simboli che rimandano ad una realtà "altra", segni e simboli che sono solo dei "significanti" che ci parlano e ci spiegano altrettanti "significati".
Nel caso dell'ombrellino, l'uso di accompagnare Gesù Bambino, è devozionale e si spiega facilmente se si tiene presente l'uso proprio e liturgico di quell'oggetto. L'ombrellino serve propriamente ad accompagnare gli spostamenti del Ss.mo Sacramento fuori dal presbiterio. Un uso proprio è quello che si fa il Giovedì Santo: dopo la Messa in Coena Domini, la pisside con le particole consacrate viene condotta solennemente nel "Sepolcro", ed è accompagnata dall'ombrellino oltre che dal grande pallio. Un uso proprio è quello che facciamo in occasione delle Sante Messe celebrate in piazza: il ministro che distribuisce la comunione è accompagnato dal Priore, o chi per lui, che regge l'ombrellino. L'uso proprio dell'ombrellino è liturgico ed è riferito al Ss.mo a Sacramento.
Se l'uso di accompagnare Gesù Bambino invece è "derivato" dall'uso proprio, è devozionale e simbolico, che cosa rappresenta? Che cosa significa?
Si esprime la ferma convinzione che quel Gesù rappresentato nel simulacro è lo stesso Gesù realmente vivo e presente nell'Eucarestia. Il simulacro che portiamo in processione non è Gesù, è solo un "significante", un simbolo. Non serve munirsi di un ombrellino lungo tre o quattro metri: se il suo è un valore solo simbolico basterà il fatto che ci sia, basterà tenderlo nella direzione del simulacro che è a sua volta simbolo e significante del Cristo che adoriamo in Verità nella sola Eucarestia.