lunedì 13 marzo 2017

Antonino Russo
Le luci spente, c’è solo un faretto che illumina la Croce posata dinanzi l’altare.

Per un attimo tanti ricordi della mia vita spirituale affiorano: l’adorazione della Croce come la comunità di Taizé, l’odore dell’incenso di Sant’Agnese a Roma.

Ma c’è un particolare che caratterizza la nostra Chiesa questa sera: la Croce sembra ancora più solenne grazie al suono delle Marce eseguite magistralmente all’organo.


E la mente gioca ancora strani scherzi quando, terminata l’esecuzione di alcune di esse, ti aspetti di sentire il suono inconfondibile della Troccola.

“E’ un momento privato di preghiera” ribadisce il Priore “solo gli iscritti al Sodalizio possono prendervi parte”.

Sono tante le consorelle tra i banchi che resteranno fino alla fine. C’è anche qualche bambino e mi chiedo con quali occhi, con quale stupore potrà vivere questo momento di raccoglimento e preghiera del suo papà contando i giorni che lo vedranno a sua volta Confratello del Carmine.

“Niente foto, niente pubblicazioni sui Social”. Come potrebbe essere diversamente? Pensiamo a questa frase del Vangelo: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto” dice Gesù.

E’ questa la chiave di lettura dell’adorazione della Croce: sarebbe davvero poca cosa ridurla ad una “bella Nazzicata”.

E’ un momento di preghiera che vivi con un altro Confratello spalla a spalla, in un reciproco sostegno, con il volto a terra a baciare la croce che formano i bordoni posati al suolo ma con lo sguardo alla Croce della nostra redenzione.

E’ un momento di devozione che si incastra dopo la Santa Messa, dopo la solenne Via Crucis ma prima di una nuova settima di Quaresima che ci avvicina al Triduo Pasquale.

E’ un rito antico voluto dai nostri Confratelli predecessori che scrosta la ruggine dalla gestualità ferma da quasi un anno ed allena il cuore alla fatica del cammino e all’emozione di impugnare nuovamente il bordone.

E’ un momento comunitario che consente di ricevere infine la Benedizione del Padre Spirituale con l’antica Croce che adoriamo.

Quelle genuflessioni e quegli “abbracci” lungo la navata centrale, quel dolce dondolio delle poste di Confratelli, sono paragonabili ai movimenti del bimbo nel ventre della sua mamma - la nostra Chiesa del Carmine - prima di venire alla luce sulle strade del mondo – la nostra città – e muovere i primi passi questa volta a piedi nudi, in una logica contraria a quella del mondo.

La corona intrecciata sul capo è un segno di penitenza che inequivocabilmente richiama al Calvario, al cammino, alla fatica, alle cadute che anche in questo periodo di Quaresima continueremo ad affrontare.

Il Padre Spirituale è a disposizione per il Sacramento della Riconciliazione, dono infinito per accedere alla Eucarestia, vero nutrimento per la nostra vita.


Dopo le Solenni Quarantore, questi pii esercizi sono un altro momento di importante preparazione alla Pasqua, un altro dono di cui essere grati a Colui che è fonte della nostra salvezza.