lunedì 20 marzo 2017

Oggi il pezzo sul Nazzecanne è di Valeria, ieri era la festa del papà, il nostro amico Edoardo,  il suo papà,  durante la Via Crucis ha retto il Crocifisso. 
Alla quattordicesima stazione si sono trovati occhi negli occhi papà e figlia ed è stato uno di quei momenti "nostri", inspiegabili, forse troppo profondi ed emozionanti per poterli descrivere con le nostre stupide parole.
Un saluto a loro due..collaboratori preziosi del nostro Sodalizio.

Valeria Malknecht

Quest’anno la terza domenica di Quaresima è stata anche la domenica di San Giuseppe, giornata tradizionalmente conosciuta anche come quella in cui si festeggiano i papà.

Per chi come noi vive intensamente il periodo di Quaresima  e, soprattutto, gli appuntamenti domenicali con la Via Crucis, è stato forse un po’ strano  veder  “combaciare” in uno stesso giorno il racconto della passione di Gesù con la “festa” del papà.
In realtà, strano non è.
Anzi.
Questa domenica di Quaresima ci ha offerto l’opportunità da un lato, di meditare il sacrificio di Gesù e, dall’altro, di ricordare il Suo padre putativo, l’uomo che lo ha visto crescere e che ha avuto cura di Lui durante la Sua infanzia.


Di solito siamo abituati a pensare al rapporto fra Maria e Gesù, perché il Vangelo ci racconta sempre i pensieri di Maria, le Sue sensazioni, le Sue angosce ed il Suo dolore.
Di Giuseppe, invece, abbiamo pochi riferimenti ma, non per questo meno importanti.
A me piace pensare che la figura di “papà Giuseppe” sia stata discreta, delicata, ma allo stesso tempo coraggiosa e mai assente.
Se penso, ad esempio, a Simeone che preannuncia a Maria la morte del figlio, immagino anche che ci sia Giuseppe accanto a Lei ad abbracciarla e a confortarla.
Se penso, invece, alla quotidianità della Sacra Famiglia, ad un bambino che cade e si fa male, alla preoccupazione del lavoro ed ai pensieri che costantemente hanno i genitori per i propri figli, immagino un “papà Giuseppe” premuroso, qualche volta anche severo, ma sempre presente per Maria e per Gesù.
Ed in questa terza domenica di Quaresima, ho pensato ad un figlio che affronta la prova ed il Calvario con il sostegno e l’amore anche del Suo padre putativo.

Proprio come accade per gli uomini di oggi che, nel bene e nel male, condividono con le loro donne la gioia e le preoccupazioni della famiglia, grati di essere padri ed orgogliosi di essere, a loro volta, figli.
Padri coraggiosi che fanno sacrifici. Padri che sono e restano punti di riferimento. Padri che, anche se non ci sono più, continuano a vegliare sui propri figli.
Uomini che sbagliano, che resistono e che non mollano.
Figli grati e riconoscenti, anche se a volte non lo dimostrano perché non è sempre facile andare d’accordo.

La scorsa domenica, quindi, è stato molto naturale per me pensare a Gesù ed a Giuseppe, insieme, nel corso della Via Crucis.
Un po’ perché c’era mio padre a portare il Crocefisso ed ho quindi riconosciuto in quel rito la figura di un uomo che davvero ogni giorno porta su di sé la sua piccola croce, ogni volta che gli diamo pensieri, ogni volta che lo facciamo arrabbiare ed ogni volta che lo vediamo stanco o sofferente.

Un po’ perché ho pensato a tutti i papà che conosco e che, vicini o lontani che fossero, in quel giorno sono certa abbiano ringraziato San Giuseppe per avere ricevuto il privilegio di essere diventati padri.
Un po’ perché ho ricordato tanti papà che non ci sono più e che mancano ogni giorno ai loro figli.
Un po’ perché ho intravisto, dietro Gesù che porta la croce, l’ombra di Giuseppe che lo seguiva e lo confortava, proprio come quando da piccolo lo avrà tenuto per mano e lo avrà consolato dopo una sua caduta.

Questa domenica di Quaresima ho percepito più che mai la bellezza di quel rapporto filiale che non smette mai di esistere, qualsiasi prova la vita richiederà di affrontare.