Prosegue il mirabile lavoro di Luciachiara Palumbo relativo agli articoli legati alle marce funebri che sono nei cuori dei confratelli. Questa settimana è la volta della marcia del troccolante. Buona lettura.
S.P.
Fuori
Il cielo finalmente è tornato azzurro e le rondini in alto,
volano in cerchio emettendo quel meraviglioso suono primaverile… Piazza Carmine
inizia a riempirsi sempre più ed il vocio, il chiacchiericcio della gente si
infittisce. Tra i tanti assiepati alle transenne ci sono i bambini, quelli più
spavaldi che si fanno largo tra la folla avendo il diritto di osservare e
quelli più timidi che chiedono a mamma e papà di essere presi sulle spalle. Ci
sono poi i litigiosi che reclamano una posizione specifica come se fosse stata
acquistata, i cortesi che lasciano il proprio posto perché “tanto è una vita
che vedo la processione dei Misteri” e i malati, trasportati dall’Unitalsi, che
più di tutti sono contenti della loro occasione di uscita all’aperto. Il piazzale che fa da cornice
all’imponente Chiesa è un mosaico di uomini e donne, diversi gli uni dagli
altri ma tutti accomunati dal desiderio di percepire quel suono…
Ph.Emanuele Damone |
Dentro
Un rumore di medaglie, che col movimento sbattono sul
ginocchio, si diffonde in tutta la Chiesa e i confratelli fanno ingresso dalla
porta della sagrestia pronti più che mai per uscire all’aperto. Regna silenzio
e pace: le statue disposte come di consueto sono orientate verso il portone e
tutti possiamo avvicinarci per pregarle come non mai. Fissiamo lo sguardo negli
occhi del simulacro che ci sta più a cuore e leggermente lo sfioriamo per paura
di danneggiarlo… Anche lui entra, tra i numerosi mogli e figli che si preparano
a condividere con i loro parenti quell’emozionante momento. Al troccolante
spetta avvisare il mondo esterno che il Cristo è morto e che l’unica cosa che
possiamo ora fare è aspettare, seguire il lungo corteo che lo deporrà nel
sepolcro in attesa della Resurrezione.
Dopo
la Benedizione il vuoto si crea attorno all’aspro suono dello strumento
impugnato, scosso e agitato dalla mano del pellegrino. Ed egli avanza gustandosi
quei magici momenti di attesa, di ansia, quando il volto diventa bollente e le
lacrime trattenute sembrano esplodere all’interno.
Ed il portone si apre… quella figura piccola rispetto alla
grandezza del sagrato della Chiesa oltrepassa il portone e scende i primi
gradini del suo lungo e difficile cammino. La banda Lemma è pronta, attende
qualche minuto affinché al troccolante siano aggiustati cappuccio e cappello e
poi esordisce con quelle fortissime note iniziali di Tristezze. La troccola
viene posizionata in orizzontale sotto la mozzetta e l’anima incappucciata con
estrema dolcezza nazzica assaporando la melodia armoniosa e aspra allo stesso
tempo. Il tutto diventa più lieve e leggero, il corpo stesso non pesa più e il
dondolio diventa parte dell’uomo stesso… la musica dona pace e serenità,
consente di scaricare tutta l’ansia e le preoccupazioni che avevano preceduto
l’uscita. La mente alleggerita dai pensieri di un anno intero si distende e
perde ogni cognizione temporale, interessata solo al concentrarsi sul momento
in cui si dovrà suonare.
Ph.Emanuele Damone |
Il
momento arriva, il momento tanto amato da molti tarantini perché unico e
irripetibile in una fusione tra musica e suono metallico. Dura poco si, ma
risveglia gli spiriti dormienti e cullanti difronte ad un mondo che si
capovolge sempre più. La troccola appare una sveglia della vita che attraverso
il messaggio di dolore e morte, sollecita e spinge ognuno di noi a comprendere
cosa ci sta intorno e cosa Dio, attraverso il Figlio, ha fatto per assicurarci
una via di fuga dalla sofferenza.
La dolcissima melodia che segue la breve pausa è una
dichiarazione di amore profondo per la vita nostra e degli altri.
La morte
dell’Uomo tra gli uomini ogni anno ci fa riscoprire il reale senso dell’esistenza
e camminiamo allora, camminiamo nelle vie della città in silenzio per
ricongiungerci a Lui. Lo cerchiamo sui nostri passi e ci scopriamo soli:
abbiamo paura della solitudine, lo chiamiamo, invochiamo il suo perdono… ed
Egli non tarda a risponderci, ci prende in braccio come un papà fa con il
figlio che è inciampato. Ci abbandoniamo dunque alle sue parole amorose, come
in un sonno felice, e al nostro risveglio, dettato nuovamente dal suono della
troccola, avremo riacquisito la forza per poter testimoniare al mondo la vera
gioia…