mercoledì 28 gennaio 2015

Antonello Battista 

Lo scopo di questa nostra rubrica è far conoscere ai nostri lettori che al di là del nostro quotidiano ci accompagnano secoli di storia che di tanto in tanto fa bene riscoprire per la memoria comune, ricordando i nomi ed i fatti che ci hanno permesso di avere un’identità di cui andare fieri, perché non c’è presente senza passato, non c’è consapevolezza di sé senza l’identità.

Stiamo man mano tornando sempre più a ritroso nel tempo sino ai primi decenni nel secolo scorso, quest’oggi infatti ricorderemo la figura del Priore Pietro Bianchi Caramia. Fu la guida della nostra confraternita per più mandati e per un arco temporale lunghissimo; fu in carica in fatti dal 1924 al 1926, poi dal 1928 al 1932, ancora dal 1935 al 1937 e dal 1941 al 1952 ed infine dal 1953 al 1962. Tanti mandati per un periodo di 38 anni nel quale il Priore Bianchi Caramia è stato attivo amministratore del nostro sodalizio, a dimostrazione della sua caratura morale e sociale.

Durante i suoi tanti mandati naturalmente sono accadute tante vicende liete e meno liete per la nostra confraternita; ad esempio era lui il Priore quando nel 1936 furono completati i lavori, già da tempo commissionati, della nuova ed attuale facciata della Chiesa del Carmine, oppure negli anni ’50 quando furono sostituite le basi delle statue dei Misteri con le attuali, opere di una fattura artigianale davvero notevole realizzate nei cantieri dell’Arsenale di Taranto.

Inevitabilmente però come in ogni circostanza della vita, ci sono anche le tristi vicende che hanno segnato in maniera tangibile la nostra confraternita. Infatti fu lui la guida della nostra congrega durante il nefasto periodo della seconda guerra mondiale. Non dev’essere stato facile vivere in un simile periodo, ma addirittura amministrare una realtà come quella della nostra confraternita del Carmine dev’essere stato davvero arduo e gravoso, ma il Priore Bianchi Caramia seppe gestire al meglio ogni cosa potendo contare sulla sua indiscussa autorevolezza tra i confratelli e nella cittadinanza.

Il divieto di svolgere le processioni dal 1941 al 1944 fu una delle conseguenze del clima di incertezza del periodo bellico, lo smarrimento da parte di tutti i confratelli e dei tarantini tutti, fu attenuato solo dalla visita che era permessa ai sepolcri nelle Chiese, ed in particolare in quella del Carmine dove venivano esposti i simulacri del Gesù Morto e dell’Addolorata. Nel 1945 poi quasi come una metafora di resurrezione il comando Alleato nell’Italia Meridionale accordò il permesso acché si svolgessero le processioni della Settimana Santa a Taranto e fu quasi un tripudio tra i confratelli. I libri di storia e le cronache ci raccontano di una totale euforia nella quale balzarono tutti i tarantini. È risaputo infatti che quell’anno molti confratelli si aggiudicarono personalmente più simboli ed addirittura nelle due processioni.

Fu un ritorno alla normalità ed alla tradizione che il Priore Bianchi Caramia incanalò nel giusto alveo della fede e del memoriale del sacrificio di Nostro Signore, tanto che proprio in quel 1945 i soldati delle truppe alleate rimasero incantati e rispettosi ad osservare lo spettacolo di fede che sfilava loro davanti ed “armati” solo di macchina fotografica portarono nella loro casa la testimonianza della magnificenza dei Riti della Settimana Santa di Taranto.



Tra i Priori del Novecento il Priore Bianchi Caramia è stato di sicuro tra i più insigni non solo per il suo lungo mandato, ma soprattutto per la maniera in cui in anni cosi difficili seppe mantenere il decoro del nostro sodalizio e trasmetterlo in eredità ai suoi successori come un prezioso bene da tramandare e custodire.