lunedì 19 gennaio 2015



 Luciachiara Palumbo

foto: Emanuele Damone
Sono immerso nella preghiera dopo ore che cammino, dopo ore che nazzico con il mio compagno affianco. Quell'andamento è diventato parte di me e l'equilibrio ora è così perfetto da venire spontaneo lo spingersi uno verso l'altro. Posso permettermi di pensare solo a quello che sto ascoltando, al dolore che sto provando mentre nella testa riaffiorano tutti i sacrifici, infinitamente piccoli rispetto al Suo… Le marce mi portano via, mi portano lontano ed è come se quel mondo così piccino, visto attraverso quei forellini, sparisse piano piano e ci fossi solo io… solo io che chiedo perdono e che amo quel mio tenero Salvatore. 

 Ma improvvisamente qualcosa mi distoglie, sento qualcosa appoggiarsi sul mio guanto bianco. Abbasso la testa per cercare di mettere a fuoco l'immagine… E' un bellissimo bambino, che in braccio al papà si divincola per afferrarmi, appoggia la sua manina sulla mia e segue il mio ritmo. Gli faccio ciao e sorrido ma so che non può vedermi e spero che non abbia paura di me… "non sono un fantasma", gli dico nella mia testa. Il bimbo sembra capire cosa ho detto e allarga i dentini in un sorriso, continuando a stringermi la mano… Le mie mani… Le mani di un semplice uomo eppure i piccoli fanno di tutto per toccarle, le vanno cercando; è il loro modo per sentirsi vicino a me, per conoscermi e per non avere paura. Queste mani che distrattamente hanno indossato i guanti poche ore fa come consuetudine, dimenticando il perché di questo gesto. Quei guanti bianchi che mi purificano, quei guanti che toccano un pezzo di sofferenza di Cristo. Quei guanti che impugnano il bordone, che scaricano su di esso tutto il peso
foto: Emanuele Damone
del mio corpo affaticato… Quei guanti che impugnano il rosario, che stringono quella corda di amore con Dio.

I grani scivolano sul palmo e tante volte tento di arrivare a sfiorare le medaglie che mi ricordano il cammino svolto in questi anni e di cui amo il suono. Quei guanti che abbassano il cappello in modo che possa salutare umilmente il mio Creatore. Quei guanti che pregano davanti all'altare della Reposizione, quei guanti dove nascondo il mio volto per supplicargli pietà e misericordia di me… Quei guanti che sperano di poter impugnare la troccola, di poterla scuotere e così di scuotere gli animi di tutti coloro che mi circondano… Quei guanti che caricano le sdanghe sulle spalle e così sollevano la croce di Cristo, quella croce che mi piace portare e quel Gesù che mi piace aiutare… I guanti bianchi avvolgono le mie mani, le mani di una semplice persona che, bambino mio, chiede scusa. Sono mani come tante altre, ma oggi le stringo forti alle tue come se fossero speciali… come se fossero le mani di quell'uomo che tanto tempo fa le aveva rovinate tutte a furia di portare quel legno scorticato, come se fossero le mani di Dio… stringile e custodiscile nei tuoi ricordi, un giorno, se lo vorrai, sarai qui anche tu.