lunedì 29 febbraio 2016

L'argomento trattato da Antonino mi da spunto per abbracciare ancora una volta l'amico Alessandro Della Queva che da qualche giorno ha visto tornare alla casa del Padre il suo papà, che la terra sia lieve per il sig. Della Queva e che questa Quaresima un po più triste porti il sole nel cuore del nostro amico e confratello Alessandro. 
S.P. 

Antonino Russo 

Questa mattina ho letto un articolo su “Avvenire” di Piergiorgio Greco che si intitolava: “Quaresima, ecco i peccati su internet”

Don Mauro Cozzoli, docente di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense racconta come nell’epoca dell’esplosione delle (false, aggiungerei io) relazioni attraverso Internet, l’uomo si riscopre sempre più solo. Ma il Dio di misericordia non resta indifferente, per mezzo della Chiesa lo libera anche da questa solitudine, che rappresenta il rischio reale dei tempi della Rete.

Il teologo parlava durante un corso di aggiornamento nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, in Abruzzo. Un appuntamento per approfondire “il ministero della misericordia nel Sacramento della penitenza”, Sacramento che rappresenta il cuore pulsante dell’Anno Giubilare.


Tra i temi affrontati, anche il nuovo fronte dei “peccati informatici”: un elenco in continuo aggiornamento, che contempla: chat ingannevoli, uso di social network per diffamazione, cyberstalking, cyberbullismo, falsi account ed e-mail anonime o con indirizzo falsificato per truffe bancarie via internet (il cosiddetto “phishing”), siti pornografici, pirateria informatica, hacking.

«Ma tutto – spiega don Mauro Cozzoli – va ricompreso nel più ampio significato dell’esperienza della penitenza e soprattutto della misericordia, filo conduttore e “password” del pontificato di Francesco, che implica miseria e cuore.

Se quest’ultimo è il nucleo della persona, la miseria umana, che è il male, prende tante forme. In tutte le precarietà umane, materiali e psicologiche, la misericordia è dono. Nei confronti di quella morale, che significa male compiuto e subito, è perdono. Ma soprattutto misericordia è virtù relazionale: relazione di Dio con l’uomo in Gesù Cristo, che è Misericordiae vultus», come indica il titolo della Bolla di indizione del Giubileo.

La Chiesa si sta attrezzando per comprendere questi fenomeni anche perché tanti confessori, sottolineava il docente della Lateranense, non hanno avuto una formazione di questo tipo e, quindi, c’è una carenza ma allo stesso tempo un grande interesse. Ci si sta comunque muovendo per formare i confessori e individuare un’azione catechistica e pastorale per aiutare le persone a riorientare il loro sguardo dal rischio del male al bene che la Rete Internet può offrire.

Probabilmente anche noi sottovalutiamo le tentazioni e i rischi della rete per noi e per i nostri figli.

Penso ai social network: sono sempre più gli aforismi di altri pubblicati per ferire in maniera più o meno velata il prossimo. Sarebbe meglio parlarsi, chiarirsi, litigare, se necessario. E poi alla fine perdonarsi, essere misericordiosi.

Riconciliarsi con Dio grazie al Sacramento della Confessione e riconciliarsi con chi vi ha ferito (consentitemi una battuta: se il diverbio fosse con il sottoscritto, andrebbe bene riappacificarsi anche davanti ad un buona birra artigianale).



Questa sia allora la nostra Quaresima: meno social network, anzi, ecco: meno tastiere e più preghiere.