venerdì 8 aprile 2016

Un piacevole articolo di Antonino Russo che recensisce il libro del nostro Vice Priore Giovanni Schinaia.
S.P.


Antonino Russo
Prima di scrivere questo articolo mi sono posto diverse domande: ho parlato di libri letti negli anni passati – alcuni su suggerimento del nostro Padre Spirituale che all’epoca aveva ricevuto da pochi mesi l’Ordine Sacro – ma non mi era ancora capitato di commentare un libro del Prof. Giovanni Schinaia, Primo Assistente del nostro Sodalizio. Tra le tante cose, mi son chiesto: potrei essere accusato di fare pubblicità? Giovanni non ne ha certo bisogno. Credo piuttosto che sia giusto sottolineare questo lavoro - “il mio libricino” come lo descrive affettuosamente Giovanni - in quanto a mio parere si tratta di una eccellenza della Confraternita.

Eccellenze che il nostro Sodalizio ha in diversi ambiti: una ricchezza complessiva che è di gran lunga maggiore della somma dei contributi di ogni singolo Confratello e di ogni Consorella perché frutto, come direbbe San Paolo, della “diversità di Carismi”.

Per rispetto verso l’autore e del suo lavoro svolto in termini di ricerca storica e di meticolosa analisi dei nostri Riti della Settimana Santa, parlerò dell’arricchimento personale che ho ricevuto leggendo il testo “I Misteri di Taranto - Simboli e Simbologia” piuttosto che fare una relazione del libro della quale non sarei certamente all’altezza.


Anzitutto mi ha spiazzato la dedica del libro che lascia riflettere sul dono grande che è la genitorialità. Non la riporto ma vi invito a leggerla. L’autore scrive:

“La processione dei Misteri di Taranto si presenta come un universo di simboli, di modelli iconografici, di soluzioni cromatiche negli abiti di rito e nei simulacri, di elementi che non si limitano ad offrire una narrazione delle ultime ore della vita di Gesù, ma, utilizzando il linguaggio che è loro proprio, rimandano tutti ad una realtà “altra”. Quando la processione è nata ed è stata pensata in questo modo, o almeno quando è passata nel patrimonio cultuale della confraternita del Carmine, ormai più di 250 anni fa, si trattava di un linguaggio immediatamente comprensibile per tutti: per i confratelli che ne erano protagonisti e che prestavano le proprie spalle e le proprie forze, e per quanti assistevano al passaggio degli stessi confratelli e delle statue. Col passare del tempo però, molta di quella consapevolezza è andata perdendosi o alterandosi. Perché gli abiti con cui il Cristo è raffigurato sono di quel colore e non di un altro? E a cosa alludono i vari attributi iconografici nelle mani dell’Addolorata o dell’Ecce Homo? E perché, a suo tempo, furono scelte proprio quelle scene da rappresentare, e proprio in quel modo? E gli “oggetti misteriosi” della nostra processione, come il Gonfalone o la Sindone?”

Una marea di “perché” che mi hanno consentito di leggere con estremo interesse il libro.

Mi son reso conto di come quelle statue che venero da decenni e quei simboli e quei gesti così familiari alla nostra cultura e alla nostra Settimana Santa, se osservati con un occhio diverso, portano ad una serie di interrogativi. Domande che sorgono non solo a chi, come me, è il primo in famiglia ad essere Confratello del Carmine ed è ancora un Novizio, ma anche a chi, quelle stesse statue, le ha portate sulle proprie spalle, magari più volte.

Nel testo si parla di “Una processione, due processioni”, del nostro Abito di Rito, della Troccola e del Troccolante, del Gonfalone, della Croce dei Misteri, del Calvario e gli Arma Christi, dei bordoni, di Gesù all’orto, Gesù alla Colonna, l’Ecce Homo, La Cascata, il Crocifisso, la Sindone, Gesù Morto, l’Addolorata, dei gesti che accompagnano i Riti, come il nostro nazzicare, delle tanto amate Marce.

Tanti i riferimenti ai Confratelli che ci hanno preceduto ma anche a chi oggi è attivamente impegnato nella vita della Confraternita, all’attuale Priore e ai membri del Consiglio di Amministrazione. Il libro parla di aneddoti anche piuttosto recenti che non conoscevo.


Infine, quella che per me è stata una piacevole sorpresa, affatto scontata: sono davvero tanti i riferimenti al Vangelo, in particolare alle pagine della Passione che, in questi giorni, dovremmo rileggere con più calma, con maggiore raccoglimento e attenzione.