L'articolo scritto sabato da Benedetto in occasione della ricorrenza di San Francesco di Paola
S.P.
Oggi si festeggia S. Francesco di Paola, nato il 27 marzo del 1416, quindi giusti seicento anni fa, e morto il 2 aprile del 1507 a Tours, in Francia. Certamente non sono pochi i tarantini che si sono recati nella parrocchia a lui dedicata, a chiedere favori celesti. E il “Santo Vecchierello” ha di certo esaudito le preci dei suoi devoti. Quest’anno i devoti del Santo hanno avuto una lieta sorpresa: per l’occasione la comunità dei Padri Minimi ha deciso di porre alla venerazione dei devoti, solo per questo periodo, l’antico simulacro ligneo del Santo Paolano, che si conserva nella cappella del convento.
Questa statua era di proprietà dell’antica e nobile famiglia Galeota, di origine napoletana che “aveva i titoli di Principe, Cavalieri e Feudataria”, come recita il De Vincentis nella sua storia di Taranto, che si stabilì nella nostra città nel 1515.
Il simulacro era custodito nella Cattedrale di San Cataldo, nella quinta cappella di destra, di patronato della famiglia Galeota. Questi dedicarono la cappella a San Francesco, che prima era sotto il patronato della famiglia Santonio di Torricella ed era dedicata alla Deposizione, perchè un prodigioso evento sconvolse la vita di questa famiglia: avvenne che, a Napoli, un bambino, membo dei Galeota, cadde da un terrazzino posto al terzo piano del loro palazzo. Lo stupore fu grande quando, accorsi i familiari, trovarono il piccolo illeso e seduto all’inizio della scalinata. Essi attribuirono a San Francesco di Paola, di cui erano devoti, il prodigioso evento.
La statua fu costruita nel 1788 dall’artista Antonio Macario ed era custodita in Cattedrale fino al 1959, quando, decisi i lavori di ristruttirazione del Duomo, venne affidata alla custodia dei Padri Minimi.
Il simulacro ha un’espressione estasiata e poggia su una base di legno dove è scritta la data di costruzione e l’autore. Alla sommità del bastone, che il Santo regge con la mano destra, è posto lo stemma della famiglia Galeota.
Ma un’altra nota, degna di menzione, unisce la famiglia Galeota a San Francesco e anche la città di Taranto.
Quando San Francesco intraprese il viaggio verso la Francia, venne accompagnato dal figlio del Re Ferrante di Napoli, Federico, Principe di Taranto e, quale scorta d’onore, dal patrizio napoletano Francesco Galeota, ambasciatore del Re di Napoli. Giunti in Francia, San Francesco si premurò di far pervenire notizie al Re Ferrante e ne fece latore il Galeota, dando in dono allo stesso, per riconocenza, un piccolo reliquiario “che fino ai nostri giorni si è conservato dai discendenti di un ramo di questa antica e chiara famiglia” (Perrimezzi, Vita di San Francesco di Paola, 1713).
Questo Francesco Galeota fu anche illustre letterato: il Plamini nel “Giornale storico della letteratura italiana”, edito a Torino nel 1882, parlando di Francesco Galeota, riporta questi versi che alludono al viaggio in Francia con il santo: “Viddi per fiumi e mare/ el buono romito,/ poverello vestito, tutto umile/ad far d’inverno aprile/e nascer rose./(Roberti, San Francesco di Paola, 2° ed. 1963).
A conclusione non possiamo non ricordare che un figlio di Francesco Galeota,Giovan Tommaso anch’egli ambasciatore, nel 1515 si stabilì a Taranto e “potè verosimilmente comunicare ai tarantini ciò che del Santo aveva sentito dire o ciò che si raccontava in Francia” (Montanaro-Quaranta, San Francesco di Paola in Taranto, 1981).
Ecco spiegata, quindi, la devozione della famiglia Galeota verso San Francesco e il perchè di questa statua che, grazie alla sensibilità dei Padri Minimi, è stata esposta alla venerazione dei fedeli.
Per i più giovani è una novità, per i meno giovani è un tuffo nel passato...