venerdì 22 aprile 2016

Antonino Russo

Venerdì Santo, ore 5:00 del mattino.

Con il mio compagno di posta, Gianluca Mazza, raggiungiamo la Chiesa del Carmine.

Gianluca è visibilmente stanco ma nega di esserlo nonostante gli occhi irritati dal vento che è penetrato dai forellini del cappuccio della sera precedente: una manciata di ore prima infatti, aveva terminato il pellegrinaggio in città vecchia.

Non potevamo però rinunciare: già l’anno scorso avevamo intenzione di omaggiare l’Addolorata con il Pellegrinaggio ai Sepolcri del Venerdì ma impegni lavorativi avevano fatto saltare questo pio esercizio.

Indossiamo l’abito di rito ma questa volta il rosario è avvolto all’avanbraccio e siamo a piedi nudi.

Raggiungiamo il salone della Confraternita dove riceviamo le indicazioni sull’itinerario: terza posta città vecchia. “Abbraccio” davanti alla Croce dei Misteri e scendiamo le scale, lentamente.


Sono le 6:00 e il freddo percepito percorrendo la navata centrale della Chiesa ci prepara all’impatto con i gradini che ci separano da Piazza Carmine e da via D’Aquino.

Cappello in testa – il nostro caratteristico Saturno bordato di azzurro – bordone in pugno e iniziamo, con passo incerto, il nostro cammino penitenziale.

Via D’Aquino è illuminata da un sole che ancora non scalda ma a dare calore al cuore è la vista del simulacro della Vergine che si staglia sullo sfondo.

Iniziamo a sentire anche il suono delle bande: “nazzecanne” spalla contro spalla, arriviamo ad incontrare la Processione dell’Addolorata. Abbraccio alla croce dei Misteri e genuflessione davanti alla Venerata effige dell’Addolorata. Siamo circondati dai fedeli che seguono la Madonna recitando il Rosario, alcuni con dei ceri in mano.

Non voglio usare il termine “emozione” perché forse è un po’ troppo inflazionato quando si fa riferimento ai nostri Riti. Parlerò piuttosto di turbamento del cuore, un turbamento viscerale, quello provato nel vedere quella Mamma che cerca il suo Figlio che sta per essere Crocifisso.

Ci siamo quindi diretti verso il “sepolcro” allestito in San Pasquale: “Sia lodato Gesù e Maria” sussurro al Confratello che era in adorazione davanti al Santissimo.

Ecco i minuti più belli del Pellegrinaggio, quelli che ti riportano alle Solenni Quarant’ore: essere faccia a faccia con Gesù, in adorazione davanti al Santissimo Sacramento.

Non è forse questo il senso del nostro camminare, il fine ultimo del nostro Pellegrinaggio?

Lasciamo il posto ai Confratelli che ci seguivano e lasciamo San Pasquale non prima di aver reso omaggio alle Reliquie di Sant’Egidio.

Rientriamo dopo circa tre ora e mezza nella Chiesa del Carmine: il “Sepolcro” in questo 2016 vede la statua de “la Cascata” dominare la scena che fa da contorno al Santissimo Sacramento.

Lasciamo l’altare con la consapevolezza che da lì a poche ore avremmo rivisto quella stessa statua portata sulle spalle dei nostri Confratelli.

Incuranti delle ore di sonno mancanti, siamo pronti ad immergerci nell’ultimo momento del triduo Pasquale: la Processione dei Sacri Misteri.

Ph. Rosa Conte