Un piacevole articolo di Antonino Russo che recensisce il libro del nostro Vice Priore Giovanni Schinaia.
S.P.
Prima di scrivere questo articolo mi sono posto diverse domande: ho parlato di libri letti negli anni passati – alcuni su suggerimento del nostro Padre Spirituale che all’epoca aveva ricevuto da pochi mesi l’Ordine Sacro – ma non mi era ancora capitato di commentare un libro del Prof. Giovanni Schinaia, Primo Assistente del nostro Sodalizio. Tra le tante cose, mi son chiesto: potrei essere accusato di fare pubblicità? Giovanni non ne ha certo bisogno. Credo piuttosto che sia giusto sottolineare questo lavoro - “il mio libricino” come lo descrive affettuosamente Giovanni - in quanto a mio parere si tratta di una eccellenza della Confraternita.
Eccellenze che il nostro Sodalizio ha in diversi ambiti: una ricchezza complessiva che è di gran lunga maggiore della somma dei contributi di ogni singolo Confratello e di ogni Consorella perché frutto, come direbbe San Paolo, della “diversità di Carismi”.
Per rispetto verso l’autore e del suo lavoro svolto in termini di ricerca storica e di meticolosa analisi dei nostri Riti della Settimana Santa, parlerò dell’arricchimento personale che ho ricevuto leggendo il testo “I Misteri di Taranto - Simboli e Simbologia” piuttosto che fare una relazione del libro della quale non sarei certamente all’altezza.
Anzitutto mi ha spiazzato la dedica del libro che lascia riflettere sul dono grande che è la genitorialità. Non la riporto ma vi invito a leggerla. L’autore scrive:
“La processione dei Misteri di Taranto si presenta come un universo di simboli, di modelli iconografici, di soluzioni cromatiche negli abiti di rito e nei simulacri, di elementi che non si limitano ad offrire una narrazione delle ultime ore della vita di Gesù, ma, utilizzando il linguaggio che è loro proprio, rimandano tutti ad una realtà “altra”. Quando la processione è nata ed è stata pensata in questo modo, o almeno quando è passata nel patrimonio cultuale della confraternita del Carmine, ormai più di 250 anni fa, si trattava di un linguaggio immediatamente comprensibile per tutti: per i confratelli che ne erano protagonisti e che prestavano le proprie spalle e le proprie forze, e per quanti assistevano al passaggio degli stessi confratelli e delle statue. Col passare del tempo però, molta di quella consapevolezza è andata perdendosi o alterandosi. Perché gli abiti con cui il Cristo è raffigurato sono di quel colore e non di un altro? E a cosa alludono i vari attributi iconografici nelle mani dell’Addolorata o dell’Ecce Homo? E perché, a suo tempo, furono scelte proprio quelle scene da rappresentare, e proprio in quel modo? E gli “oggetti misteriosi” della nostra processione, come il Gonfalone o la Sindone?”
Una marea di “perché” che mi hanno consentito di leggere con estremo interesse il libro.
Mi son reso conto di come quelle statue che venero da decenni e quei simboli e quei gesti così familiari alla nostra cultura e alla nostra Settimana Santa, se osservati con un occhio diverso, portano ad una serie di interrogativi. Domande che sorgono non solo a chi, come me, è il primo in famiglia ad essere Confratello del Carmine ed è ancora un Novizio, ma anche a chi, quelle stesse statue, le ha portate sulle proprie spalle, magari più volte.
Nel testo si parla di “Una processione, due processioni”, del nostro Abito di Rito, della Troccola e del Troccolante, del Gonfalone, della Croce dei Misteri, del Calvario e gli Arma Christi, dei bordoni, di Gesù all’orto, Gesù alla Colonna, l’Ecce Homo, La Cascata, il Crocifisso, la Sindone, Gesù Morto, l’Addolorata, dei gesti che accompagnano i Riti, come il nostro nazzicare, delle tanto amate Marce.
Tanti i riferimenti ai Confratelli che ci hanno preceduto ma anche a chi oggi è attivamente impegnato nella vita della Confraternita, all’attuale Priore e ai membri del Consiglio di Amministrazione. Il libro parla di aneddoti anche piuttosto recenti che non conoscevo.
Infine, quella che per me è stata una piacevole sorpresa, affatto scontata: sono davvero tanti i riferimenti al Vangelo, in particolare alle pagine della Passione che, in questi giorni, dovremmo rileggere con più calma, con maggiore raccoglimento e attenzione.