lunedì 7 marzo 2016

Antonino Russo

C’è un filo conduttore tra il Giubileo del 2000 e il Giubileo della Misericordia che stiamo vivendo, è un filo che lega Papa Giovanni Paolo II a Papa Francesco. Giovanni Paolo II, così tanto devoto alla Madonna del Carmelo (indossava lo scapolare anche il 13 maggio 1981, quando subì l’attentato a San Pietro e non volle toglierlo neanche durante l’operazione) scrisse nel 1980 la Lettera Enciclica “DIVES IN MISERICORDIA” incentrata sulla Misericordia Divina.


Il primo punto dell’enciclica parla della “Rivelazione della misericordia” e il Papa cita un giorno a noi confratelli tanto caro ovvero il giovedì Santo, giorno in cui viene istituito il Sacramento dell’Eucarestia. Scriveva Karol Wojtyla:
«Dio ricco di misericordia» (Ef 2,4) è colui che Gesù Cristo ci ha rivelato come Padre: proprio il suo Figlio, in se stesso, ce l'ha manifestato e fatto conoscere. (Gv 1,18) (Eb 1,1) Memorabile al riguardo è il momento in cui Filippo, uno dei dodici apostoli, rivolgendosi a Cristo, disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta»; e Gesù così gli rispose: «Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto me, ha visto il Padre». (Gv 14,8) Queste parole furono pronunciate durante il discorso di addio, al termine della cena pasquale, a cui seguirono gli eventi di quei santi giorni durante i quali doveva una volta per sempre trovar conferma il fatto che «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo». (Ef 2,4)
Il secondo punto dell’enciclica tratta della “Incarnazione della misericordia”. Il Santo Padre ora si rivolge al rapporto tra l’uomo e il creato e già trentacinque anni orsono il Papa si riferisce a “molteplici minacce che oltrepassano di molto quelle finora conosciute” e cita anche l’enciclica Gaudium et Spes promulgata dal papa Paolo VI l'8 dicembre 1965, l'ultimo giorno del Concilio Vaticano II:
«La mentalità contemporanea, forse più di quella dell'uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo, il quale, grazie all'enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (Cfr. Gn 1, 28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia. A questo proposito possiamo, tuttavia, rifarci con profitto all'immagine «della condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo» qual è delineata all'inizio della Costituzione Gaudium et spes. Vi leggiamo, tra l'altro, le seguenti frasi: «Stando così le cose, il mondo si presenta oggi potente e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell'odio. Inoltre, l'uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli»
Il terzo punto è intitolato: “Quando Cristo iniziò a fare e ad insegnare” Il Papa ricorda che l’evangelista che tratta particolarmente il tema della Misericordia nell'insegnamento di Cristo è Luca che nel suo Vangelo della Misericordia cita numerose parabole:
«Gesù fa della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione. Come al solito, anche qui egli insegna innanzitutto «in parabole», perché queste esprimono meglio l'essenza stessa delle cose. Basta ricordare la parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32), oppure quella del buon Samaritano (Lc 10, 30-37), ma anche - per contrasto - la parabola del servo spietato (Mt 18, 23-35). Sono molti i passi dell'insegnamento di Cristo che manifestano l'amore-misericordia sotto un aspetto sempre nuovo. È sufficiente avere davanti agli occhi il buon pastore, che va in cerca della pecorella smarrita (Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7), oppure la donna che spazza la casa in cerca della dramma perduta (Lc 15, 8-10).»
Merita una considerazione particolare il nono punto: “La Madre della misericordia”. La Madonna durante la visita fatta a Elisabetta, moglie di Zaccaria, fa riferimento alla Misericordia di Dio che di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono. Dice il Papa che:
«Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale - come nessun altro -, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Tale sacrificio è strettamente legato alla croce del Figlio, ai piedi della quale ella doveva trovarsi sul Calvario. […] Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia: Madonna della misericordia o Madre della divina misericordia […] I suddetti titoli che attribuiamo alla Madre di Dio parlano però soprattutto di lei come della Madre del Crocifisso e del Risorto; come di colei che, avendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale, «merita» in egual modo tale misericordia lungo l'intera sua vita terrena e, particolarmente, ai piedi della croce del Figlio […] Appunto a questo amore «misericordioso», che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è specialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l'amore misericordioso da parte di una madre. Questo è uno dei grandi e vivificanti misteri del cristianesimo, tanto strettamente connesso con il mistero dell'incarnazione. Questa maternità di Maria nell'economia della grazia - come si esprime il Concilio Vaticano II - perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata».
L’intera Enciclica potete leggerla qui: