giovedì 3 marzo 2016

Luciachiara Palumbo 

Ogni comunità parrocchiale, ogni confraternita ha una sua storia ed ogni storia ha i suoi personaggi che la rendono unica ed irripetibile. Tra le colonne portanti del Carmine ve n’è una particolare, non realizzata in marmo ma piena di devozione e passione. Una figura silente siede da molti, moltissimi anni su una panca in legno, sfiorando con le piccole quanto forti dita quei tasti bianchi e volgendo lo sguardo dolcissimo verso i suoi coristi. La nostra amatissima professoressa D’Andria è uno di quei tasselli di storia che compongono i quadro non lineare di una Chiesa, fulcro della tarentinità. Ho desiderato quindi porle qualche domanda per conoscere fino in fondo una donna con la D maiuscola che nell’estrema riservatezza è stata partecipe di tanti cambiamenti.


“Professoressa D’Andria, il suo nome è principalmente associato alla Via Crucis del Marinosci. Quando è nato in lei l’amore per questa funzione?”

Me ne sono innamorata da bambina. All’epoca, come oggi, la Via Crucis veniva eseguita di domenica. Appena terminato il catechismo mi posizionavo davanti al portone della Chiesa in attesa che venisse aperto. Un tempo una grande folla si assiepava all’ingresso e nessuno poteva entrarvi prima dell’apertura della porta. Così vi era una vera e propria lotta per il posto. Io cercavo quindi di farmi largo tra la gente per occupare il posto per mia madre. Allora ascoltavamo insieme le stazioni accompagnate anche dall’Adorazione Eucaristica.

“Poi, nel 1976, anno di fondazione del coro Monte Carmelo, la decisione di adattare a polifonia le stazioni scritte dal Marinosci per sole voci soliste. Come mai questa decisione?”

Crescendo, ho iniziato a studiare musica e mi diplomai in violino. Nel corso dei miei studi imparai ad eseguire la Via Crucis col maestro Gaetani. Nel frattempo, entrata nella Gioventù cristiana, diedi origine ad un piccolo coro. Da qui la proposta di don Luigi Liuzzi di consentire al coro di eseguire la Via Crucis. Ci preparammo in segretezza e poi sostenemmo un vero e proprio esame dinnanzi al priore Solito ed al consiglio d’amministrazione. Dopo l’esecuzione di alcune stazioni un grosso applauso espresse il verdetto finale… Avevamo superato la prova.

“Lei che è anche moglie di un confratello, cosa prova nel suonare le marce funebri?”

Non sono in grado di esprimere le emozioni di quegli istanti. E’ una sensazione bellissima… Intonando quelle note ci metto l’anima, quella tarantina autentica sperando di essere portavoce di tutto ciò che provo. Cerco di avvicinarmi e di avvicinare chi ascolta al Gesù sofferente.

Al termine del nostro confronto, la professoressa ha voluto estendere all’intera comunità l’invito che rivolge costantemente al suo coro. “Possiate, ascoltando quelle bellissime parole della Via Crucis, immedesimarvi nel dolore di Cristo e sentirvi più vicini a Lui”.




ph. federica carbotti per portodimare ter