venerdì 4 marzo 2016

Umberto de Angelis

La presenza dei “perdoni” il Giovedì e il Venerdì e nelle prime ore del Sabato Santo caratterizzano la Settimana Santa Tarantina.

Il Giovedì durante il Pellegrinaggio le coppie di confratelli con le loro inconfondibili mantelle color crema, il cappuccio bianco calato sul volto e il cappello in testa, sono più a contatto con la gente e con i fedeli che si muovono fra le chiese del Borgo o della Città Vecchia per adorare Gesù Eucarestia posto sull’Altare della Reposizione.


I confratelli che si muovono lentamente con il loro classico ondeggiare, appoggiati ai loro bianchi bastoni con la punta nera, vestiti del loro abito di rito, nell’anonimato del cappuccio che copre il loro volto, sono testimonianza di Fede in mezzo al popolo credente e non credente, testimoni erranti. Sono tutti uguali e sono in quella strada non per farsi vedere come uomini, ma per essere riconosciuti come comunità penitente, nel loro pio esercizio a vantaggio proprio e di tutti i fedeli che partecipano al loro cammino e all’adorazione di Gesù Eucarestia.

Quello che li rende differenti, sono proprio e solo quei piedi scalzi che molti si fermano a guardare, a fotografare, a riprendere. In quei piedi ci sono le storie personali di noi confratelli giovani e anziani, le strade che abbiamo percorso. Sotto quei piedi ci sono le piccole e grandi sofferenze, proprio come diverse e difficoltose sono da affrontare le strade che percorriamo in quelle ore.

Lungo le strade del Borgo il primo contatto è con il freddo e scivoloso mattonato di via T. d’Aquino e con i tombini di ferro con le loro asperità. Subito dopo il pavimento in asfalto stampato di Via F. di Palma a forma di “sampietrini”, nei cui solchi si può trovare di tutto ma più comunemente i mozziconi di sigaretta a volte accesi, che incuranti passanti lasciano cadere proprio dove passano i perdoni e che spesso qualche “anima buona” sposta all’ultimo momento prima che i piedi li calpestino. Dopo aver salito gli alti gradoni delle scale verso il SS, Crocifisso i perdoni affrontano l’asfalto con grani di breccia sottile, che come spilli cercano di scalfire la pelle. Verso la fine del percorso ci sono i mattoncini a mosaico della Piazza Garibaldi, alcuni con i bordi taglienti, e le schegge dei vetri di bottiglia che persone incuranti, nel tempo, hanno rotto senza un perché.


Quelle dita che ritmicamente nel lento dondolio della nazzècata si staccano dal pavimento per poi spingere sulla strada, a volte ferendosi, facendoci avanzare passo dopo passo, sono il contatto semplice con l’essenzialità della vita, con i valori veri spogliati del superfluo. Durante il cammino quel freddo scompare, i piedi diventano più insensibili alle asperità, ci fortifichiamo nella preghiera.


Le difficoltà del percorso sono tante, proprio come quelle che affrontiamo nella vita tutti i giorni e che superiamo, ogni volta, con l’Aiuto del Signore che ci ama.