lunedì 7 aprile 2014

Luciachiara Palumbo


Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum… 

Con l'annuncio dell'angelo e con il "si"consapevole di Maria tutto ha inizio. La vita del Grande Uomo è affidata ad una semplice Donna di buon cuore e di candida purezza. 
Quale modo migliore, allora, per il coro Monte Carmelo, diretto dalla professoressa Anna D'Andria, di dare inizio ad un momento di riflessione, di preghiera e di meditazione sulle dolenti note della passione e morte di Cristo, se non quello di affidarci alla nostra Mamma dapprima Celeste e poi Dolorosa. 

La Chiesa del Carmine ospiterà accogliente questo oratorio Quaresimale, giorno 12 Aprile 2014 alle ore 19.30, offrendo la possibilità, alla comunità parrocchiale e a chiunque volesse, di assaporare con l'armonia e la drammaticità del canto la realtà atroce e terribile di una morte che ha cambiato la storia del mondo. 
L'Ave Maria di Caccini, assume, dunque, ruolo di introduzione. Ci immerge in una sfera diversa dalla nostra, in un mare di amore che ha spinto una donna come tante altre ad accogliere nel proprio grembo il Figlio di Dio. La fonte della vita è nella vita stessa della Madre; è Lei che da origine alla Verità. Una Verità che si presenta, si manifesta in un corpo dilaniato, sofferente, martoriato e immolato sulla croce. L'Ave dedicato a Maria si trasforma in "Ave Verum corpus, natum de Maria Virgine". La lode al Gesù trafitto con una lancia, frustato come un animale e abbeverato con l'aceto muta in implorazione per la salvezza della nostra anima. Siamo noi i colpevoli del Grande Sacrificio, siamo noi pentiti che gridiamo: "miserere nostri".

Queste urla di dolore, di impotenza davanti all'osceno spettacolo ripercorrono la prima parte del "Confutatis Maledictis", alla quale si oppone la seconda, nella quale con rassegnata speranza supplichiamo il perdono e quasi tentiamo di allontanarci dalla gravosa colpa che ci tormenta. Davanti agli ultimi sospiri del Nostro Signore, dinnanzi al cielo che diventa scuro, cresce in noi la paura e gli occhi iniziano a bagnarsi di lacrime amare, di lacrime vere. Sono i giorni del buio, sono i giorni del pianto e quella implorazione di essere esentati dal giudizio diventa preghiera intensa per poter vedere il Cristo risorto, perché la tristezza che stringe il cuore possa mutare in gioia. 
Il ritmo incalzante e poi lento, il tono dolce e poi aspro del brano seguente, "Lacrimosa", di Mozart, sembra mostrare gli apostoli, il loro stato d'animo nel momento in cui la loro guida li abbandona, il loro maestro muore e con lui anche la gioia. "Jerusalem surge et exulte", si grida a gran voce come se un popolo o una terra possa cambiare le sorti di un Uomo. La confusione si riversa nella città e tutti corrono a rifugiarsi… ma una donna resta lì, immobile ai piedi della croce e tra le braccia accoglie il corpo di suo Figlio. E' il dolore che le strappa il cuore, non la paura. Quale parola migliore può rendere il sentimento di questa donna se non "Mamma"? Mentre stringe a sé il suo Bene non ricorda più l'orribile morte ma guarda alla bellezza della Risurrezione. Facciamoci travolgere dalla speranza e "Inneggiamo al Signor, non è morto". Con queste parole della Cavalleria Rusticana, di Mascagni termina il nostro viaggio in una storia passata ma sempre attuale.