Le ultime riflessioni scritte per Nazzecanne, iniziavano con “Kàire Maria”.
Kàire è stato tradotto in “Ave”, “ti saluto”: è la prima parola che l’Angelo rivolge alla Madonna.
In realtà il vero significato di questa parola è: “Rallegrati” “Gioisci”.
L’angelo richiama le parole del Profeta Sofonia che al capitolo 3 del Libro dice: “Rallegrati figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con tutto il cuore figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te […]”
Anche in questo caso la traduzione “in mezzo a te” è infelice. Seppur riferita al tempio, sarebbe più opportuno dire che “è nel tuo grembo”.
Come nel grembo di Gerusalemme, nel tempio, era custodita l’Arca dell’alleanza, allo stesso modo Maria che in grembo sta custodendo Gesù, diventa l’arca della nuova alleanza come recitiamo nelle litanie del Rosario.
Un'altra considerazione merita il verbo “alzarsi”.
Lo ritroveremo, riferito sempre alla Vergine, quando l’evangelista Luca (1,39-45) scriverà “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo[…]”.
Nel testo originale è scritto “anastàsa” che oltre a significare appunto “alzàtasi” ha la stessa radice di “anàstasis” che significa “risorta”.
Don Tonino Bello, le cui omelie mi stanno accompagnando in questo Avvento, ama pensare che Maria rappresenta “la Chiesa risorta che in tutta fretta si muove a portare lieti annunci al mondo”.
“La Chiesa dopo la resurrezione del Signore, ha il compito di portare nel grembo Gesù Cristo per offrirlo agli altri, come appunto fece Maria con Elisabetta”.
Con la stessa risolutezza di Maria e dei pastori, andiamo incontro al Signore che nasce, andiamo in contro con gioia! Kàire amici, rallegriamoci: è questo il mio personale augurio di Natale.